Hanno optato per l’abbreviato “secco” i due presunti autori di un finto cavallo di ritorno andato in scena nei mesi scorsi a Francavilla Fontana. Nei loro confronti era stato già disposto il giudizio immediato. Il 53enne V.F. e il 54enne A. M. dovranno comparire il prossimo 10 giugno dinanzi al gup Vittorio Testi, difesi dagli avvocati Luca Mangia e Domenico Attanasi. Per la pubblica accusa, sostenuta dalla sostituta Livia Orlando, chiesero e ottennero dei soldi al proprietario di un’auto rubata – un 80enne di Francavilla Fontana – senza però avergliela mai riconsegnata. Così, quello li denunciò e la coppia di amici fu indagata per estorsione.
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I fatti oggetto dell’inchiesta risalgono allo scorso mese di novembre. Il racconto si fonda, ovviamente, su quanto esposto dalla persona offesa, ricostruito dai carabinieri della Compagnia di Francavilla Fontana, condiviso dalla Procura di Brindisi e confermato dalla gip Barbara Nestore con un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per entrambi gli indagati. Il capo d’imputazione, comune ad ambedue, è di estorsione in relazione a rapina perché il pensionato non soltanto avrebbe consegnato il denaro richiesto, ma sarebbe anche stato minacciato di morte – nei pressi di un bar – dopo non aver ritrovato la sua Panda nel luogo indicatogli.
Il 9 novembre 2024, un 80enne non trovò più la sua Fiat Panda che aveva parcheggiato sotto casa e per strada incontrò un conoscente (A.M.) cui raccontò tutto. Dopo un po’, quello stesso conoscente chiamò l’anziano e gli disse di recarsi in un bar alla periferia della Città degli Imperiali. Qui, il pensionato incontrò V.F., A.M. (presunto intermediario) e un’altra persona non identificata. E sempre qui sarebbe stata avanzata la richiesta economica: 300 euro in cambio della restituzione della Fiat Panda. Una richiesta ritenuta tutto sommato accettabile e che infatti l’anziano accettò. Non avendo in quel momento tutti quei soldi, si recò al primo sportello automatico disponibile, prelevò i contanti e infine li consegnò ai richiedenti. Di conseguenza, si aspettò di tornare in possesso a stretto giro della sua utilitaria.
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Nulla di che, però. Fino a quando non tornò in quello stesso bar per chiedere spiegazioni e gli fu detto che avrebbe trovato la refurtiva in prossimità dell’ospedale “Dario Camberlingo”. L’80enne vi si recò, ma della sua macchina nessuna traccia. Quindi, tornò in quello stesso bar a chiedere ulteriori spiegazioni giacché, peraltro, egli i soldi li aveva già sborsati. In compenso, gli sarebbe stato detto da uno dei presunti estorsori di sparire se non volesse essere sparato. Avendoci rimesso una Fiat Panda, 300 euro e diverso tempo, il pensionato si decise a denunciare tutto ai carabinieri della Stazione di Francavilla Fontana.
Le indagini portarono a identificare V.F. e A.M. nei cui riguardi – dopo i primi provvedimenti cautelari dello scorso gennaio – è stato disposto il giudizio immediato che si fonda sull’evidenza (comunque presuntiva) della prova. Ora si difenderanno in abbreviato, allo stato degli atti, potendo beneficiare – in caso di condanna – di uno sconto di pena pari a un terzo.