La Virtus Francavilla Calcio tra i professionisti? Sì, tutta “colpa” di Magrì: ha finito per viziare tutti

di Eliseo Zanzarelli

“Dimensione”. Nel corso delle esternazioni rilasciate ieri a Teleregione del Gruppo Distante per annunciare il suo prossimo disimpegno, il presidente della Virtus Francavilla ha utilizzato anche questo termine. Cos’era il calcio a Francavilla prima di Magrì? Qualcosa di molto più piccolo rispetto a ciò che oggi ci si aspetta, anzi: si esige. Ci scusino gli intenditori, ma farebbe già ridere così.

È tutta colpa di Magrì, infatti, se negli ultimi dieci e passa anni si è un po’ perso il senso della misura. Per intendersi, principalmente grazie alla passione e agli sforzi (non secondariamente economici) di un visionario qual è stato Magrì, in tutti questi anni il calcio che conta è sbarcato a Francavilla Fontana.

La fusione tra i due sodalizi calcistici – non a caso anche allora osteggiata dai locali “capiscers” oltranzisti del tifo alla palla – fu invece possibile grazie all’intuito di chi, da imprenditore aduso alle sfide, s’inventò quella Virtus che, da spauracchio, si sarebbe ben presto trasformata a suon di vittorie in marchio e in striscioni da ostentare tra le mura casalinghe e in trasferta.

Antonio Magrì

Senza Magrì, il “miele” della Serie C e – prim’ancora – i trionfi tra i dilettanti semplicemente non ci sarebbero stati. Non ci sarebbero state le migliorie al nuovo stadio né quelle prossime, con incremento dei posti e parcheggi a servizio di un’arena che forse non sarà più targata Nuovarredo.

Chiunque si sarebbe tenuto stretto un presidente come Magrì, davvero chiunque. Il patron, per seguire anche la Virtus oltre che la sua azienda, ha perso tempo e soldi. Negli ultimi due anni, sono mancati i risultati ma non di certo la sua passione per quel simbolo cucito in corrispondenza del cuore su di ogni maglia, per la città e per i sostenitori del progetto. Eh sì, perché con la fuoriuscita di Magrì va a farsi benedire un progetto, non solo una classe dirigenziale.

Se ultimamente siano stati commessi degli errori? Considerati i risultati, probabilmente sì. Il presidente non l’ha mai nascosto, non si è mai nascosto e – frattanto che covava la protesta – ha tentato mille e una rivoluzioni: tecniche, dirigenziali, di tutto. Non sono state, purtroppo, sufficienti a invertire la rotta.

E quindi? Quindi qualcuno ha pensato bene di prendersela pubblicamente (ma anche privatamente e sui social) con lui. Poi si capirà che uno con un lavoro tutto suo e anche proficuo, uno che col calcio ci ha perso tempo e denaro anziché arricchirsi, uno che ci tiene a trasmettere un’immagine sana e pulita di sé, possibile che alla lunga si stanchi malgrado la sua proverbiale pazienza ampiamente dimostrata in tutto questo lungo periodo.

Ricordate l’Inter di Moratti? Ha vinto quasi nulla fino all’exploit del 2010, ma gli interisti idolatrano Moratti. Ricordate il Milan di Berlusconi? Nell’ultimo periodo era in caduta libera, ma per i milanisti c’è ancora solo un presidente. Sì, lo stesso coro riservato a Magrì fino a un anno e mezzo fa. Ricordate la Juve della famigerata “Triade”? Chi degli juventini duri e puri – forse, anche lo stesso Magrì – non rimpiange quella società, quelle squadre? Si potrebbero fare altri mille esempi, con altri mille passati di società calcistiche più o meno importanti.

Ecco, oggi è da conigli non stare dalla parte di Magrì per ciò che ha fatto. Non tutta la tifoseria è contro di lui, sia chiaro. Sono numerosi e forse la maggioranza – vivaddio! – i suoi estimatori, ma intanto quello striscione non andava esposto da una minoranza che finisce per far rumore.

Qualcuno ha detto e merita condivisione: “Con l’addio di Magrì, il calcio a Francavilla è morto”. Si spera non sia così, ma a prescindere da tutto e dai recenti rancori, sempre viva Magrì. Salvo miracoli – e la Virtus ha rappresentato in questi 14 anni un miracolo sportivo di quelli seri – non ci sarà più un ciclo calcistico francavillese così.

Quindi sì, è stata tutta colpa di Magrì se vi e ci ha viziati così.

Oggettivamente, c’è solo un presidente. Anche se non si vince niente.
Intanto si sta perdendo tutto e qualcuno ne è addirittura contento.

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