Ex vigile urbano sbranato dai cani, confermata in appello condanna per i due proprietari

Confermata in secondo grado la condanna a carico dei due proprietari dei cani che – quasi sette anni fa – sbranarono il 77enne Vito Zaccaria, maresciallo della polizia locale in pensione, in contrada Capitolo, nei pressi della zona industriale di Francavilla Fontana. La Corte d’Appello di Lecce ha semplicemente ritenuto congrua la pena per omicidio colposo già comminata, a suo tempo, dal Tribunale di Brindisi e cioè: tre anni di reclusione a testa per la 27enne S.R. e per il 24enne V.VT., entrambi residenti nella Città degli Imperiali, per omicidio colposo. In realtà, l’appello era stato presentato soltanto dal 24enne mentre per la 27enne la prima condanna era già diventata definitiva.

Era la tarda serata del 19 aprile 2017 quando l’anziano uscì di casa per gettare la spazzatura, ma a casa non fece – purtroppo – più ritorno. Dopo l’allarme lanciato da moglie e figlia – costituitesi parti civili a processo con l’avvocato Euprepio Curto sia in primo grado che in appello – sul posto intervennero i carabinieri della Compagnia di Francavilla Fontana, i quali si trovarono di fronte a una scena raccapricciante: il corpo di un uomo fatto a brandelli con ogni probabilità da animali selvatici e particolarmente affamati.

L’avvocato Euprepio Curto

Non valse ad alcunché il pronto intervento né dei vigili del fuoco né dei soccorritori del servizio 118. Non vi fu altro da fare, allora, che avviare le indagini per cercare di ricostruire l’accaduto. Si scoprì che a essersi accaniti – è proprio il caso di dirlo – contro l’uomo erano stati due pitbull e un meticcio, tutti e tre di grossa taglia: tracce del loro Dna furono isolate quella stessa sera sul cadavere di Zaccaria. Quei cani risultarono poi di proprietà della coppia di giovani di cui sopra, che – secondo gli investigatori e a dire della giudice di primo grado e dei giudici di secondo grado – avrebbero dovuto essere più accorti nel tenere sotto controllo i loro amici a quattro zampe.

Questi ultimi furono, peraltro, sottoposti a sequestro per un eventuale “affidamento ad associazioni o enti che ne facciano richiesta”. I due imputati furono in primo grado condannati anche a corrispondere una provvisionale di 50mila euro a testa in favore delle parti civili, ma queste ultime non hanno mai azionato questo diritto – di concerto con l’avvocato Curto e anche in attesa della statuizione d’appello – che dovrà potrà in seguito essere fatta valere in separata sede e a maggior ragione qualora fossero individuati ulteriori possibili responsabili dell’accaduto (ove ve ne siano). Le richieste in sede civile saranno sicuramente maggiori rispetto ai 100mila euro (oltre spese processuali) disposte dai magistrati giudicanti.

Nella sentenza di primo grado si legge che “la posizione di garanzia assunta dal detentore di un cane impone l’obbligo di controllare e custodire l’animale adottando ogni cautela per evitare e prevenire le possibili aggressioni a terzi”. Le motivazioni della sentenza di appello saranno invece depositate entro 60 giorni e, ovviamente, potranno essere impugnate – per motivi di legittimità – in Cassazione.

Il maresciallo Zaccaria era persona conosciuta e molto stimata nella comunità francavillese, per la quale aveva prestato servizio nei vigili urbani – allora si chiamavano ancora così – per circa 40 anni. Quando si verificò la tragedia, era un pensionato ancora in salute e, anzi, pieno di vita come sono solite ricordare a tutt’oggi moglie e figlia superstiti con le quali amava trascorrere diverso tempo anche nella casa di campagna in contrada Capitolo: un’area lontana dal caos del centro urbano francavillese ma allo stesso tempo non del tutto isolata, tant’è vero che – durante l’intero arco dell’anno – diverse famiglie vi risiedono in spensieratezza. Non fu così, evidentemente, quella maledetta sera qualsiasi di sei, quasi sette, anni addietro.

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