Non era tanto un debito di droga, ma il credito derivato da tutta una serie di prestiti a un amico. E inoltre il quantitativo di cocaina trovato a casa sua era per uso personale, suo e anche del suo amico. Ciò ha detto, tra le altre cose, al gip del Tribunale di Brindisi Vilma Gilli il 35enne di Oria arrestato lunedì scorso in flagranza di reato dai carabinieri perché ritenuto responsabile, dalla sostituta procuratrice Livia Olando, di estorsione e detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti.
Era stato denunciato da un 43enne di San Vito dei Normanni, cui avrebbe sferrato pugni e schiaffi in volto e – dopo averlo minacciato di morte – chiesto anche la restituzione di 17mila euro. L’interrogatorio di convalida si è tenuto mercoledì scorso, anche alla presenza del legale dell’indagato: l’avvocato Raffaele Pesce.
La giudice ha convalidato l’arresto e deciso che il 35enne debba comunque rimanere, almeno per il momento, in carcere. I fatti risalgono proprio al 25 novembre, quando il 35enne ha raggiunto il 43enne, che conosceva da tempo, per una sorta di regolamento di conti nel senso letterale del termine.
La discussione tra i due sarebbe a un certo punto degenerata, tanto da aver fatto passare il 35enne dalle parole ai fatti. Dopo aver ascoltato il racconto della vittima, i carabinieri della Compagnia di San Vito dei Normanni hanno deciso di organizzare una “trappola” per incastrare il 35enne.
Hanno consigliato al 43enne di prelevare 500 euro in contanti da consegnare al suo presunto aguzzino a titolo di acconto sui 17mila euro da lui pretesi. Secondo gli investigatori e secondo il racconto del denunciante, per un presunto debito di droga (cocaina) poi risultato inesistente. Il 43enne ha seguito le istruzioni dei militari e combinato un incontro col 35enne, ma quando quest’ultimo si è presentato all’appuntamento e dopo la consegna dei soldi, si sono palesati i carabinieri: è scattato a quel punto l’arresto in flagranza per un’estorsione documentata. La somma è stata recuperata e restituita alla persona offesa.
Nel frattempo, i carabinieri hanno ipotizzato che, dal momento che reclamava un credito di droga, il 35enne potesse essere un pusher. E, allora, hanno perquisito i suoi luoghi d’interesse a Oria. Qui hanno trovato 55 grammi di cocaina, ritenuti pronti per essere spacciati. Questa, perlomeno, l’ipotesi formulata dall’accusa.
Alla giudice, assistito dall’avvocato Pesce, l’indagato ha chiarito alcuni punti ritenuti sostanziali rispetto alla vicenda. Intanto, il 43enne era un suo amico col quale erano soliti acquistare insieme quella sostanza “a scopo ricreativo” (cioè per uso personale). Ha detto anche di aver anticipato i soldi per comprare quella cocaina e di aver prestato, nel tempo, a quello stesso suo amico diversi quantitativi di denaro che tardavano però a tornargli indietro.
Quindi, sempre a suo dire, non propriamente un debito di droga: non gliel’aveva venduta il 35enne quella droga, ma l’aveva aiutato ad acquistarla per un uso condiviso. Una versione differente, nel contesto, rispetto a quella ricostruita dagli investigatori. Una versione che potrà continuare a sostenere nel prosieguo del procedimento. Intanto, comunque, resta in carcere.