Se ne continuerà a parlare fintantoché il caso non sarà risolto. La riapertura al pubblico del castello di Oria rimane, per ora, soltanto un sogno. Nei giorni scorsi, si era parlato di un possibile esperimento di riapertura in prossimità del Natale, magari in concomitanza con “Artisti di Strada nei Castelli” (dal 9 novembre all’8 dicembre) cui ha aderito anche il Comune di Oria, oltre a Torchiarolo, Francavilla Fontana e Mesagne. Questi centri urbani possono tutti fregiarsi di un castello. L’unica differenza è che, a differenza dei castelli degli altri, quello di Oria è chiuso. Quindi, nel caso di Oria, sarà più giusto dire: artisti di strada all’ombra del castello.
Un esperimento che, man mano che trascorrono i giorni, sembra sempre meno realizzabile. Le trattative tra Comune e proprietà privata sono tuttora incagliate e dunque il maniero resta chiuso. Dopo l’interruzione della conferenza dei servizi aperta nei mesi passati, ad oggi non ce n’è una nuova. L’idea, come noto, era quella di inaugurare un museo con annessi bar e ristorante. Un’idea anche sfociata in progetto, ma poi non se n’è (ancora) fatto più nulla.
Alcuni cittadini – Franco Arpa e altri – sono da tempo in contatto sia con la Soprintendenza che con uffici del Ministero della Cultura. Dal loro carteggio è emerso come, dai documenti in possesso di questi enti, non risultino obblighi di apertura forzata in capo ai (nuovi) proprietari, fatta eccezione per alcune note definite “interlocutorie”. E cioè che si prestano a interpretazione. Arpa e gli altri hanno rimarcato come il monumento simbolo della cittadina oritana sia stato, di fatto, sempre fruibile quando proprietaria era la famiglia Martini Carissimo e come in particolare il camminamento delle torri fosse raggiungibile da cittadini e studiosi grazie a una scala fatta costruire dal Comune intorno alla torre del Cavaliere (a tutt’oggi su proprietà pubblica, comunale).
Quali siano queste “note interlocutorie” non è dato, al momento, sapere. I due cittadini hanno però chiesto lumi in tal senso (con accesso agli atti) e dovrebbero avere risposta in futuro, compatibilmente coi tempi di Soprintendenza e Ministero. Non soltanto castello, però. Si parla di museo e, infatti, la famiglia Romanin Caliandro ha ereditato dalla famiglia Martini Carissimo una collezione archeologica regolarmente registrata dai precedenti proprietari e finita sotto la lente d’ingrandimento dei carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale per via di reperti trasferiti illegittimamente, danneggiati e persino ricettati (cioè, reperti in più rispetto a quelli già parte della collezione). Secondo Soprintendenza e Ministero, neanche per la collezione sussisterebbero condizioni per assoggettarla a obbligo di fruizione pubblica.
“Inoltre, molto stranamente, nei vari atti amministrativi relativi alla permuta castello/palazzo Martini non si rileva alcuna citazione circa la presenza dell’importante cripta dei Santi Crisante e Daria, primi protettori della città di Oria, nella piazza d’armi del maniero. Tale omissione (o distrazione), a mio parere, non può comunque giustificare la sottrazione di tale importante bene culturale alla fruibilità pubblica”, ha scritto Arpa nella sua controreplica alla missiva inviatagli dal Ministero.
Nella nota ministeriale è scritto che una delle cause ostative alla dichiarazione d’interesse eccezionale del castello di Oria è rappresentata dai lavori eseguiti in maniera difforme dall’attuale proprietà (la magistratura indagò per abusivismo edilizio e si giunse anche a sentenze di condanna passate in giudicato).
Intanto, pende un giudizio civile – promosso dal Comune di Oria – per il risarcimento dei danni prodotti dalle condotte commesse da proprietari ed ex funzionari della Soprintendenza di Lecce: prossima udienza, il 18 dicembre dinanzi al giudice Antonio Sardiello del Tribunale di Brindisi. Una questione complessa, che non accenna a sbrogliarsi per davvero. Nonostante tutti dicano di remare in tale direzione.