Giro di droga in pandemia: un’assoluzione piena e due condanne in abbreviato

Un’assoluzione e due condanne in abbreviato per un presunto giro di droga scoperto a Francavilla Fontana e dintorni in piena pandemia. Marco Pipino, 30enne oritano, è stato assolto perché le indagini non hanno consentito di attribuirgli alcuna responsabilità: formula piena, il fatto non sussiste. I suoi legali, Maria Antonietta Bianco e Francesco Mancini, hanno dimostrato a processo come non gli si potesse contestare alcunché quando fu notato dai carabinieri uscire da un’abitazione con una busta che avrebbe potuto contenere qualunque cosa.

Il loro assistito, a quel tempo, consegnava fiori a domicilio e dunque entrava e usciva dalle case con una certa frequenza. Non per questo, nonostante qualche amicizia borderline, poteva essere considerato uno spacciatore. E, infatti, la gup Barbara Nestore l’ha dichiarato non colpevole. Il pubblico ministero aveva chiesto per lui la condanna a quattro anni e di reclusione, oltre a 20mila euro di multa. Le indagini furono a suo tempo svolte dai carabinieri con tecniche tradizionali – appostamenti, pedinamenti e perquisizioni – anche perché gli indagati usavano schede criptate, quindi risultò di fatto impossibile procedere con intercettazioni telefoniche.

È stato invece condannato in primo grado nell’ambito dello stesso processo – sempre in abbreviato e sempre per reati in materia di stupefacenti – il 45enne Claudio Vinci di Martina Franca (Taranto): per lui, quattro anni e quattro mesi di reclusione, oltre a 20mila euro di multa e spese processuali. La pubblica accusa aveva chiesto una pena di sei anni e 60mila euro di multa. Quattro anni e quattro mesi di reclusione, oltre a 20mila euro di multa e spese processuali, anche per Antonio D’Alconzo – detto “Diavolicchio” – 46enne di Taranto. Per lui il sostituto procuratore aveva chiesto la condanna a cinque anni e due mesi di reclusione, oltre a una multa di 34mila euro.

La giudice si è riservata 90 giorni per il deposito delle motivazioni. Gli Imputati, come sempre, si presumono non colpevoli fino a eventuale sentenza di condanna passata in giudicato.
I fatti contestati, come detto, risalgono al periodo delle restrizioni da Nuovo Coronavirus (Covid). Nonostante le chiusure imposte dal Governo, pare che anche a quel tempo qualcuno spacciasse.
In particolare, fu messo agli atti dai carabinieri che Pipino avesse ricevuto della cocaina da una terza persona.

Intorno alle 9, entrò in un appartamento di via Salerno e ne uscì con una busta di colore fucsia contenente – si legge nel capo d’imputazione – un solido di evidente forma parallelepipeda e peso consistente. Busta poi riposta nel cruscotto della sua auto. Secondo gli investigatori, droga. Niente di dimostrato, però. Quindi, come invocato dagli avvocati Bianco e Mancini, per lui assoluzione piena.

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