Omicidio Stasi, ascoltato imputato principale: “Nessuna intenzione né progetti per ucciderlo”

Nuovo capitolo del processo in Corte d’Assise, a Brindisi, per il processo scaturito – il 9 novembre 2022, dopo le 17.30 in via Occhibianchi a Francavilla Fontana – dall’omicidio del 19enne Paolo Stasi. Nella giornata di ieri e per diverse ore è stato ascoltato dinanzi e dai giudici togati (presidente Maurizio Saso, a latere Adriano Zullo) il principale imputato Cristian Candita, che oggi di anni ne ha 22. Luigi Borracino, oggi 19enne, è già stato condannato in primo grado dal Tribunale per i minori di Lecce a 20 anni di reclusione: reo confesso, è stato ritenuto colpevole dell’omicidio di Stasi con due colpi di pistola dal piccolo calibro (uno dei quali mortale).

Candita, difeso dall’avvocato Maurizio Campanino (al pari di Borracino), avrebbe accompagnato Borracino sul luogo del delitto e secondo l’accusa ne sarebbe stato complice. Circostanza, questa, negata a più riprese nel corso dell’udienza di ieri dallo stesso Candita. Questi, infatti, nel rispondere sia al sostituto procuratore Giuseppe De Nozza che al proprio legale ha ribadito come non fosse a conoscenza di alcun piano omicida da parte di Borracino né – quindi – della contestata premeditazione a carico di entrambi i presunti correi.

Candita, stando alle ricostruzioni da parte del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia carabinieri di Francavilla Fontana, sarebbe stato l’autista di Borracino. Nella sua Fiat Punto di colore nero i due avrebbero raggiunto il bersaglio e l’avrebbero fatto fuori.

Il sostituto procuratore Giuseppe De Nozza



Candita, però, ha detto che l’intenzione di Borracino era di sparare nelle gambe Stasi dopo che questi aveva minacciato di rivolgersi alle forze dell’ordine per denunciare il giro di spaccio nel quale egli stesso si era trovato, insieme con la madre Nunzia D’Errico (54 anni). D’Errico è imputata per reati di droga in questo processo ma anche parte civile proprio per la perdita del figlio Paolo. In qualità d’imputata è difesa dall’avvocato Francesco Monopoli; in qualità di parte civile è rappresentata dall’avvocato Domenico Attanasi (come suo marito Giuseppe e sua figlia Vanessa).

La versione fornita ieri da Candita – contestata in più occasioni per via di asserite incongruenze dal sostituto De Nozza – è stata tesa a escludere del tutto l’intenzione sua e di Borracino di andare a commettere un assassinio e tanto più di averlo premeditato.

Borracino sarebbe stato nervoso per via di ammanchi nei quantitativi di stupefacenti custoditi da Stasim, tanto da essere arrivato a dire “L’agghia shcaffari do cuerpi intra li iamme (gli devo sparare due colpi alle gambe, ndr)”. Nulla, a suo dire, che potesse far presagire un omicidio.

Candita ha detto di non aver conosciuto in prima persona la famiglia Stasi ma di averne sentito parlare da Borracino, che aveva conosciuto nel mese di gennaio 2022. Ha anche detto che quel 9 novembre intorno alle 15.30 si trovava in villa comunale a fumare una sigaretta quando l’ha chiamato Borracino particolarmente agitato in quanto doveva recuperare una borsa da casa di Stasi, col quale aveva in precedenza litigato. Il suo timore era quello di essere denunciato ai carabinieri per il giro di spaccio.

E perché allora Borracino si sedette nella parte posteriore della Fiat Punto, dove i cristalli erano oscurati? Perché, a dire di Candita, doveva confezionarsi uno spinello. E perché Borraccino calzava dei guanti? Perché, a dire di Candita, li usava spesso in quanto le sue mani erano consumate dal lavoro in campagna.

Candita ha raccontato come Borracino fosse “impanicato” quando l’ha raggiunto in auto al ritorno dalla presunta “spedizione” in via Occhbianchi. L’amico gli avrebbe detto che era “successo un casino”, riferendosi al ferimento di Stasi. Sì, perché i due avrebbero appreso della sua morte solo in seguito.
Intanto, l’arma del delitto sarebbe stata gettata in un cassonetto tra le campagne di Francavilla Fontana.

Ha detto, Candita, che quella stessa pistola era rimasta incastrata nel portone di casa Stasi e che quindi poi erano partiti un paio di colpi alla rinfusa.

L’obiettivo della visita a casa si Paolo sarebbe stato quello di regolare i conti senza uccidere per un ammanco di sostanza stupefacente (importo di 5mila euro). Nessuna intenzione, però, di uccidere né premeditazione nel recuperare la pistola.

Se ne riparlerà, comunque, il 12 novembre prossimo.

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