L’Arte dei Suoni, è il titolo del secondo libro di Vincenzo Catalano edito dalla casa editrice ERF Edizioni di Bari. Il giovane autore, classe 1996, utilizzando il genere del saggio storico-biografico, posa lo sguardo sulla vicenda di Raffaele Miglietta, maestro direttore e compositore originario di Francavilla Fontana. Avvalendosi di documenti recuperati presso l’Archivio Centrale di Stato di Roma, l’Archivio di Stato di Lecce e l’Archivio digitalizzato ANRP-LeBI, oltre che con documenti inediti conservati dalla stessa famiglia Miglietta come giornali d’epoca, lettere, telegrammi, medaglie e delibere di consiglio comunale di diversi comuni pugliesi, l’autore ha delineato e portato alla luce un quadro e un punto di vista del tutto inedito e sorprendente.
Raffaele Miglietta (Francavilla Fontana BR, 21 febbraio 1919 – Corato BA, 5 dicembre 1994) è noto ai più per il suo talento artistico e la sua significativa esperienza come direttore di bande musicali. Si tratta di una notorietà che gli è dovuta non solo per i premi e riconoscimenti ricevuti nel panorama musicale italiano, ma anche per le lodi e i riconoscimenti ricevuti dall’estero, basti ricordare la lode della famiglia Kennedy e la lode della città francese di Grenoble. Tale caratterizzazione, che acquista spessore guardando alla Legge Regionale sulla valorizzazione del patrimonio culturale immateriale bandistico pugliese, legge che promuove pure la riscoperta delle maggiori personalità bandistiche, cela un trascorso sorprendente. Il suo passato va ad intrecciarsi con un forte sentire politico ereditato dalla famiglia.
Dopo essere emigrato a Roma all’età di diciassette anni per studiare presso la Scuola di Musica della Gioventù Italiana del Littorio, Raffaele Miglietta, con l’avvicinarsi dei venti di guerra viene arruolato nell’Arma dei Carabinieri per il servizio di leva obbligatoria e collocato di stanza presso la banda della Legione Allievi Carabinieri di Roma. Qui diverse vicissitudini lo portano a rincontrare il fratello Luigi, anche musicista, arruolato nel medesimo contesto.
Due destini che con la guerra civile, legata all’armistizio dell’8 settembre, vanno a separarsi: Raffaele si dà alla macchia per sfuggire ai rastrellamenti nazisti e, sulla scorta dei propri ideali, decide di unirsi ai gruppi di resistenza dell’Arma; Luigi invece, meno fortunato, viene catturato e deportato in Germania nel campo Stalag VII/A di Moosburg nei pressi di Dachau.
Con il termine della guerra, Raffaele decide di intraprendere la carriera dell’insegnante, del direttore di banda e del compositore trasmettendo ai propri studenti quella passione per la musica e per la libertà che, nel suo passato di combattente ha significato speranza per il futuro.
Oggi Raffaele Miglietta, a 30 anni dalla scomparsa, è ancora ricordato con grande stima e affetto dalla comunità bandistica musicale meridionale e d’Italia oltre che dalla città di Corato che nel 2022, tramite la Consulta Permanente della Cultura, ha proposto d’intitolare a lui il Teatro Comunale.