Hanno rinunciato alla prescrizione e sono stati assolti anche in appello. I fratelli Vincenzo e Pompeo di Castri non s’incendiarono volontariamente – il 17 luglio 2012 – il capannone industriale di Centro Casalinghi Srl nell’Area Pip di Francavilla Fontana.
Eppure, nonostante la conferma dell’assoluzione – già giunta in primo grado quattro anni fa – in 12 anni non hanno ancora ricevuto un euro dalle assicurazioni da cui erano coperti e che, anzi, li hanno denunciati anche in sede penale pur di ritardare un pagamento – milionario – che i diretti interessati ora pretendono più che mai.
Da quel giorno a questa parte, Centro Casalinghi è riuscita ad alzarsi e a fatturare qualcosa come 150 milioni di euro circa. Nonostante, pur vendendo articoli per la casa, non avesse più una “casa”. I fratelli di Castri, nel frattempo, hanno trovato un’altra sistemazione e sono riusciti a reintegrare il 50 per cento dei dipendenti, che sono circa 60.
La restante parte sarebbe stata già reintegrata qualora le assicurazioni da cui erano regolarmente coperti avessero liquidato il corrispettivo dei danni (ingenti) subiti quel giorno in cui le fiamme – partite accidentalmente – presero il sopravvento. In tutto questo tempo, sono agli atti: una perizia con la quale si stabilisce che Centro Casalinghi Srl dev’essere indennizzata; una causa civile passata in giudicato con la quale si statuisce che quella perizia non presenta vizi e dunque quell’indennizzo è irrevocabile e spettante a Centro Casalinghi; un’altra causa civile passata in giudicato che quantifica il risarcimento spettante a Centro Casalinghi (sentenza appellata dalle compagnie assicurative).
I fratelli di Castri, anziché poter beneficiare delle coperture assicurative che hanno sempre avuto e tuttora hanno per risollevare le sorti della loro società e salvare i posti di lavoro – sostengono anche i loro legali – erano stati invece denunciati penalmente quali gli autori di quell’incendio che quasi li distrusse.
La rinuncia alla prescrizione del reato, di cui pure Vincenzo e Pompeo di Castri avrebbero potuto beneficiare, è servita – a sentenza assolutoria confermata in secondo grado – è servita a percepire anche fosse solo un centesimo di euro dalle assicurazioni.
“Nel corso di questi 12 anni – dichiarano gli interessati – per difenderci abbiamo anche dovuto sborsare importanti spese di lite. Ci siamo affidati ai collegio difensivo composto dagli avvocati Roberto Palmisano e Pierluigi D’Urso che, con l’ingegner Angelo Sgura, hanno difeso le ragioni dell’azienda con grandissima professionalità e senza risparmio di energie psico-fisiche nel maneggiare un incartamento processuale quantificato in 150mila fogli. Sono stati loro, assumendosene la responsabilità, ad averci consigliato di rinunciare alla prescrizione nel giudizio d’appello”.
Si parla in questi giorni della prospettiva d’introdurre un’assicurazione obbligatoria sul rischio di danni da eventi naturali che possano colpire immobili civili e industriali, ma i fratelli di Castri, sotto la supervisione dei loro legali, hanno da dire la loro su questa tematica: “Se a fronte di un evento di danno il danneggiato deve pagare il premio e poi attendere decenni affrontando inoltre spese processuali anche ingenti per ottenere l’indennizzo, è evidente che c’è qualcosa che non va, e qualcosa da spiegare e garantire in anticipo, alla ‘sconfinata’ platea dei soggetti prossimi ad essere attinti da questo ulteriore balzello. Perché, stando alla vicenda Centro Casalinghi, forte è il rischio che l’assicurazione obbligatoria sugli immobili per assicurarsi da eventi naturali catastrofici, si configuri come una nuova vicenda Arneo, dunque una ennesima ‘beffa’ solo enormemente più grande, a fronte della quale si deve pagare l’assicurazione e verificandosi il danno quello che è sicuro è solo un lungo e costoso contenzioso al quale oltre al resto, si deve sperare di sopravvivere”.