Due tentativi di truffa in rapida successione, l’altro ieri, a Francavilla Fontana. Un finto avvocato ha paventato a due anziani ultra 80enni il rischio del carcere per i figli qualora non avessero sborsato immediatamente 26mila euro in contanti per pagare loro la cauzione. Il metodo, sempre lo stesso: chiamata a casa e notizia inquietante. “Suo figlio ha investito un pedone e ora è nei guai, potrebbe finire dietro le sbarre se non fosse pagata a noi la cauzione”. Il passo successivo sarebbe stato quello di mandare a casa delle “prede” un complice per incassare quanto richiesto o perlomeno una parte di quanto richiesto.
Cifra tonda e precisa: 26mila euro. Una somma ormai difficilmente da chiunque conservata in casa – ma in banca – dacché tenere i soldi sotto un mattone non è ritenuto né in voga né, tantomeno, sicuro. I due anziani presi di mira, nonostante l’età avanzata, non ci sono cascati immediatamente. In realtà, si sono inizialmente preoccupati ma prima di abboccare all’amo dei truffatori hanno chiamato i rispettivi figli. Così, è stato loro chiaro come nessuno dei figli avesse investito qualsivoglia pedone e soprattutto di essere finiti nelle mire di gente malintenzionata e senza scrupoli. Ne sono scaturite due denunce in copia conforme alla Stazione dei carabinieri, che ora indagano per risalire all’identità di chi ha provato a mettere a segno il colpaccio, ma non vi è riuscito. Almeno in questi due casi del tutto eguali.
Chissà che l’intento non sia andato a buon fine in altri casi, ma non risultano altre denunce. Va da sé che se un finto avvocato o un finto carabiniere, magari sedicente delegato dal giudice, si fosse recato a casa di gente meno accorta, il bottino forse non sarebbe stato pari a 26mila euro, ma qualcosina avrebbe potuto racimolarla – tra contanti e oggetti di valore – in giro per la casa. I carabinieri della Compagnia di Francavilla Fontana sono ora al lavoro per risalire ai truffatori, che spesso risultano essere – in tutt’Italia – persone non del territorio. Un escamotage piuttosto banale per essere meno riconoscibili nel caso le cose – come stavolta – dovessero andare male. D’altra parte, i militari dell’Arma – col supporto dei mass media – sono da tempo impegnati in tutta una serie d’incontri e raccomandazioni rivolte sia agli anziani che ai loro parenti circa il rischio di divenire bersagli di truffe. Incontri nei maggiori luoghi di aggregazione – chiese, uffici postali, persino piazze – per mettere in guardia le fasce più vulnerabili.
Sembra che nei casi su descritti, quelle campagne di comunicazione e sensibilizzazione abbiano sortito il loro effetto, giacché tra i consigli dispensati – di volta in volta – dal capitano Alessandro Genovese, dagli altri ufficiali del Comando provinciale e dai sottufficiali è sempre lo stesso: sempre diffidare da chi, appartenente alle istituzioni, chieda soldi di persona o al telefono. Una delle raccomandazioni è proprio quella di mettersi in contatto con familiari o forze dell’ordine per evitare di essere raggirati. In queste situazioni ha funzionato, altre volte purtroppo i colpi vanno a segno. Per ora, in attesa che i responsabili siano identificati e denunciati, i truffatori sono rimasti a mani vuote.
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