Nessuna attenuazione della misura cautelare per il 67enne di Oria C.P. finito ai domiciliari (con braccialetto elettronico) per aver tentato di uccidere – questa la tesi dell’accusa – suo cognato quasi coetaneo al cui indirizzo ha sparato tre colpi di fucile. Lunedì scorso, l’indagato – difeso da Pasquale Fistetti – ha risposto alle domande che in sede d’interrogatorio di garanzia gli ha posto il gip Simone Orazio. L’avvocato ha chiesto che il suo assistito fosse rimesso in libertà, non sussistendo a suo carico particolari esigenze di custodia: incensurato, gli sono state sequestrate tutte le armi (legalmente detenute) e si è anche trasferito in un’altra casa per evitare d’incontrare la vittima. Inoltre, ha sostenuto di essere stato provocato e di aver agito per difendersi. Non è ancora noto l’esito dello stub effettuato per capire se anche il cognato abbia usato un’arma da fuoco. L’arrestato sostiene, inoltre, di essere stato colpito e ferito da un masso scagliatogli dal rivale al culmine di uno dei numerosi litigi tra i due.
I fatti risalgono allo scorso 22 luglio, intorno alle 20. I cognati, tra i quali da tempo non corre più buon sangue, si trovarono discutere in contrada Rinalda a Francavilla Fontana. Qui trascorrono entrambi l’estate in villeggiatura. Qualche parola di troppo, poi si sarebbe passati ai fatti: secondo le ricostruzioni dei carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia francavillese, l’indagato avrebbe imbracciato il suo fucile da caccia Benelli e fatto partire tre cartucce ad altezza d’uomo. Uno dei colpi avrebbe centrato il montante tra gli sportelli anteriore e posteriore sinistri dell’auto del cognato, che vi si era rifugiato all’interno, e fatto esplodere uno dei cristalli (lato guida). I due uomini avrebbero litigato per futili motivi – pare, questioni di vicinato – ma pare fossero soliti non mandarsele a dire ogni qualvolta s’incrociassero.
All’origine dei dissidi vi sarebbero state vecchie ruggini legate a questioni giudiziarie anche con un altro vicino. Nulla di gravissimo e in ogni caso mai tale da giustificare una sparatoria. Quando i militari, contattati da testimoni, sono giunti sul posto, hanno repertato – coi colleghi del Reparto scientifico – tre bossoli, tutti partiti dal fucile del 67enne. Quest’ultimo ha riferito di essere stato a propria volta minacciato di morte e che lo stesso parente – seguito dall’avvocato Pasquale Annicchiarico – avesse impugnato e usato un’arma. Ragione per la quale l’avvocato Fistetti ha chiesto e ottenuto approfondimenti investigatiti tesi a confermare o escludere tale versione dei fatti. In ogni caso, il proprietario del fucile fu condotto in ospedale per aver riportato una ferita, a suo dire provocata dal lancio di un masso. Fu dapprima lasciato a piede libero, ma nei giorni scorsi il sostituto procuratore ha chiesto e ottenuto al gip Orazio la misura cautelare a suo carico. Il giudice ha interrogato il destinatario del provvedimento, ma non gli ha concesso – almeno, per il momento – alcuno sconto: resta ai domiciliari con braccialetto elettronico, nonostante la difesa punti sul fatto che da quel giorno abbia deciso di far rientro nella sua casa di Oria proprio per evitare qualsiasi occasione di contatto col cognato. Le indagini difensive però proseguono facendo perno anche sull’ascolto di testimoni che potrebbero aver udito altri spari rispetto a quelli partiti dal fucile Benelli dell’indagato, in attesa dei risultati dello stub. Sulla scorta di queste nuove possibili evidenze, potrebbe essere reiterata l’istanza di attenuazione o revoca della misura cautelare. Altrimenti, si potrebbe ipotizzare di ricorrere al Riesame.