Quel diploma “mente”. Lo sostiene un gruppo di genitori di studentesse e studenti dell’istituto professionale “De Marco” di Francavilla Fontana. Nonostante i loro figli si specializzino in grafica nel corso del quinquennio, viene loro rilasciato un generico titolo in Servizi Commerciali senza che sia in alcun modo specificata l’opzione (o indirizzo) realmente seguito.
Ciò, comporterebbe un minore valore dell’attestato nel mondo del lavoro. La questione è stata già sottoposta all’attenzione della dirigente scolastica e degli Uffici scolastici provinciale e regionale, ma finora mamme e papà – preoccupati per il futuro dei loro figli – sostengono di non aver ricevuto risposte soddisfacenti. Vorrebbero semplicemente che fossero poste in evidenza, a fine ciclo di studi, le competenze effettivamente acquisite da quanti frequentano il professionale.
Per esempio, il corso B fa principalmente grafica e si professionalizza in quella materia; il corso A fa principalmente economia e si professionalizza in quest’altra materia. Il diploma, però, è uguale per tutti: Servizi Commerciali, senza riferimenti all’opzione di studio che, nei fatti, esiste. Un problema che potrebbe persino acuirsi quando, come sembra, il prossimo anno – in quinta – una classe economica potrebbe essere accorpata a una classe grafica.
“Per farla breve – scrivono i genitori – lo si potrebbe definire un reale Servizi Commerciali privo di opzione qualora nel primo biennio la materia professionalizzante fosse affidata a un docente con dichiarate competenze di natura economica, cosa che in questa scuola non è accaduta negli anni. Ciò comporta il rilascio di un diploma inesatto nella forma ma soprattuto nella sostanza”.
“Le famiglie – proseguono – a questo punto scalciano di fronte ai diritti lesi dei propri figli. Si chiedono come sia possibile rilasciare un diploma tanto menzognero, non avendo questi studenti sviluppato negli anni conoscenze e competenze di carattere economico, come si vorrebbe far credere. Le competenze in uscita di queste ragazze e di questi ragazzi non corrispondono al titolo di studio rilasciato dalla scuola”.
I genitori lamentano leggerezza e rimpalli di competenza da parte delle istituzioni scolastiche cui si sono finora rivolti. L’Ufficio scolastico provinciale ha girato le proteste alla dirigente del “Lilla”. Quest’ultima ha risposto ai genitori col dire che la competenza ricada sull’Ambito territoriale, specificando come quest’ultimo abbia deliberato l’accorpamento al quinto anno dei corsi A e B (in quanto il corso A non dispone di frequentanti a sufficienza).
“Si precisa altresì che la riforma degli Istituti Professionali – ha scritto la preside Giovanna Carla Spagnolo – è regolata dal Decreto legislativo 61 del 13 aprile 2017 che prevede undici indirizzi di studio. Nell’Istituzione scolastica “De Marco” l’indirizzo è ‘F. Servizi Commerciali’ Codice IP16. Non si riscontra alcuna anomalia, pertanto gli studenti potranno proseguire serenamente il percorso di studio”.
Non vogliono sentir parlare di serenità, invece, i genitori, con in testa Simona Attanasi, che ha chiesto documentazione sulle classi presenti al “De Marco” e sui docenti di materia professionalizzante. “Il prossimo passo – annuncia la genitrice – sarà quello di chiedere direttamente delucidazioni al Ministero. Siamo convinti di avere ragione – continua – e non ci arrenderemo di fronte a risposte vaghe. I nostri figli studiano grafica? Bene, lo si metta per iscritto? Studiano economia? Idem. La situazione va sbrogliata prima che sia troppo tardi. Noi siamo pronti a scioperare già al primo giorno di scuola e a promuovere un volantinaggio per far rendere conto a tutti, anche fuori dalla scuola, di cosa accade in questa scuola”.
C’è spazio poi per altre lagnanze, come lo stato di abbandono dei locali di via San Francesco e l’assenza – durante lo scorso anno scolastico – di un coordinatore di plesso che mediasse con le famiglie. Nulla da obiettare, invece, sui docenti: “Molto attenti e accorti. Se questa scuola ancora esiste, pur tra mille difficoltà, è proprio grazie al prezioso lavoro di questi ultimi”.
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