È stato tradito, alla fine, non dalla compagna ma dalla propria gelosia morbosa che ha convinto la donna a denunciarlo. Lo scorso 6 agosto, i carabinieri della Stazione di Francavilla Fontana hanno arrestato e sottoposto ai domiciliari, come disposto dal gip, un 39enne originario di un comune del Tarantino (ma domiciliato nella Città degli Imperiali). L’uomo è indagato per maltrattamenti, stalking, minacce, lesioni personali e diffamazione a mezzo sociali ai danni della sua ex convivente, una 31enne francavillese. Quest’ultima, commerciante, è persino finita in ospedale dopo aver subito un’aggressione da parte del compagno, che – a suo dire – non le avrebbe lasciato neppure la libertà per vivere dignitosamente.
I sospetti dell’uomo su di lei si sono fatti nel tempo – per circa un anno e mezzo – sempre più molesti, per quanto immotivati. L’immaginazione, che lo portava a sentirsi tradito, l’avrebbe portato a spingersi oltre i limiti dei normali litigi di coppia: in più di qualche occasione, avrebbe picchiato la compagna presa a spintoni e alla quale avrebbe anche stretto le mani al collo minacciando di strangolarla. Per diverso tempo, la situazione è stata da lei sopportata e non segnalata alle forze dell’ordine, fino a quando non è stata costretta a recarsi in pronto soccorso, in codice rosso da violenza di genere, da dove è stata poi dimessa con dieci giorni di prognosi. Le presunte angherie dell’indagato non si sarebbero limitate al mondo reale, ma avrebbero interessato anche la realtà virtuale – ma non troppo – dei social.
Qui, avrebbe indirizzato alla sua compagna insulti pesantissimi, tacciandola diverse volte pubblicamente come una poco di buono. Inoltre, l’avrebbe seguita e controllata, nel suo immaginario per coglierla in flagrante mentre lo tradiva. Situazioni definite come immaginarie dalla donna, che a un certo punto non ce l’ha fatta più e ha deciso di raccontare tutto ai carabinieri. Ha raccontato, oltre alle aggressioni, anche quando il 39enne lasciava il telefono vicino a lei per registrarne ogni gesto e soprattutto ogni parola. Ha raccontato come le chiedesse continuamente soldi, nonostante fosse stata ella stessa ad avergli trovato un’occupazione in un’autofficina del posto. Inoltre, non vedeva di buon occhio – sempre stando al racconto della denunciante – il fatto che la sua compagna avesse una propria attività che, per forza di cose, era (ed è) frequentata anche da altri uomini. Nella sua presunta percezione distorta della realtà, nessun uomo avrebbe dovuto entrare a contatto con lei.
Ciò l’avrebbe spinto persino a minacciare i clienti dell’esercizio della compagna, oltre alle loro famiglie, affinché se ne tenessero alla larga. Da una parte, insomma, avrebbe preteso da lei i soldi; dall’altra, pretendeva che il suo locale non fosse frequentato. Nella denuncia si leggono, inoltre, aggressioni notturne ingiustificate mentre i due erano a letto, spintoni sull’armadio e casa chiusa a chiave dall’interno con tanto di minacce di morte. Un contesto preoccupante che ha indotto la Procura a chiedere e ottenere una misura cautelare al gip. La misura degli arresti domiciliari è stata ritenuta sufficiente, salvo trasgressioni che potrebbero comportare in futuro un aggravamento del provvedimento.
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