Si continua a indagare per capire cosa sia realmente accaduto lunedì della scorsa settimana tra le campagne di Francavilla Fontana, al culmine di una lite tra cognati: uno dei due è indagato per tentato omicidio per aver esploso un colpo di fucile conficcatosi nel montante dell’auto dell’altro, dietro la quale quest’ultimo si era rifugiato.
Nella mattinata di ieri, il Reparto scientifico dei carabinieri ha eseguito la prova dello “stub” sul cambio e nell’auto dell’auto in questione per comprendere se ad aver sparato non sia soltanto l’uomo attualmente indagato – a piede libero – ma anche il contendente. L’esame era stato richiesto nell’immediatezza dei fatti dalla difesa dell’indagato e cioè dall’avvocato Pasquale Fistetti, secondo il quale il quadro dei fatti andrebbe meglio ricostruito prima di addossare specifiche ed esclusive responsabilità al suo assistito.
I fatti, appunto. Secondo quanto finora ricostruito, erano da poco trascorse le 20 quando in contrada Rinalda, tra le campagne degli Imperiali, è partito uno sparo dal fucile Benelli legalmente detenuto dal 67enne C.P. Lo sparo sarebbe stato diretto al cognato, di poco più grande, E.P. I rapporti tra i due, entrambi di Oria e peraltro vicini di casa, sono tesi da tempo e ogni qualvolta s’incontrano – pare – non se le mandano a dire.
Così anche una settimana fa, quando però il litigio è degenerato nell’uso di almeno un’arma da fuoco e nel ferimento dell’autore dello sparo. Questi è anche finito in ospedale per ragioni tutte da chiarire: di certo, aveva una ferita sanguinolenta che – a suo dire – gli era stata procurata dal cognato col lancio al suo indirizzo di un masso.
Sembra che l’origine dei dissidi tra parenti sia da individuare in ragioni futili: vecchie questioni giudiziarie, inizialmente comuni, che ne hanno successivamente provocato il disaccordo. Una causa persa contro un altro vicino sempre nell’agro della Città degli Imperiali proseguita invano da soltanto uno dei due. Qualcosa per cui semmai ci si può, al limite, togliere il saluto; mica spararsi.
E, infatti, fino all’altro giorno ogni incontro – frequente tra vicini – sarebbe sfociato in rappresaglie e offese, tutt’al più in minacce prive di seguito. Non così in quest’ultima occasione, quando i due sarebbero giunti allo scontro fisico e poi alle vie di fatto. Il 67enne, sostiene dopo essere stato provocato oltre il normale, ha imbracciato il suo fucile da caccia e fatto fuoco. Il colpo avrebbe centrato un montante dell’auto del parente e non il parente per una questione di centimetri, sempre stando a quanto ipotizzato dai carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Francavilla Fontana.
Il sostituto procuratore Alfredo Manca, pur avendo ipotizzato il tentato omicidio, non ha ritenuto di sottoporre l’uomo – incensurato – a misura cautelare. Gli sono semplicemente state sequestrate le armi dai carabinieri della Stazione di Oria. I protagonisti della sparatoria sono a tutti gli effetti degli insospettabili, non adusi a commettere crimini: C.P. è un dipendente pubblico, E.P. (oggi in pensione) lo era fino a qualche anno fa. Nessuno, insomma, immaginava che i loro screzi potessero degenerare nell’odio e men che meno addirittura in un ipotetico conflitto a fuoco.
Ora bisognerà capire se anche il destinatario dello sparo abbia maneggiato in precedenza delle armi. Lo “stub” potrà fornire risposte in tal senso. Se così fosse, il numero degli indagati salirebbe per forza di cose a due.
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