Associazione mafiosa armata, tentata estorsione, lesioni, danneggiamenti con esplosivi: fermate quattro persone. Il capo dirigeva dal carcere

Nelle prime ore del mattino di quest’oggi, lunedì 22 luglio, i carabinieri del Comando provinciale di Brindisi, con il supporto nella fase esecutiva dei militari dello Squadrone eliportato Cacciatori Puglia, dell’Aliquota di pronto intervento di Brindisi e del Nucleo cinofili di Modugno (BA), hanno eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica – Direzione distrettuale antimafia di Lecce nei confronti di quattro persone, indagate a vario titolo per i reati di “associazione di tipo mafioso” con l’aggravante dell’essere una associazione armata, tentata estorsione, porto e detenzione di armi da fuoco, lesioni personali, danneggiamenti con esplosivi o a seguito di incendio.

L’indagine, condotta dal Nucleo investigativo del Reparto operativo del Comando provinciale di Brindisi, supportata da un impianto tecnico strutturato, fatto di intercettazioni audio – video, telematiche, servizi dinamici di pedinamenti e osservazioni, è stata avviata nell’ottobre del 2022 a seguito di gravi atti intimidatori presso alcuni esercizi commerciali, verificatisi a San Pietro Vernotico (BR), e ha consentito di documentare l’esistenza di un sodalizio criminale riconducibile a un’associazione di tipo mafioso operante proprio a San Pietro Vernotico.

Il presunto capo promotore è un soggetto ritenuto affiliato alla Sacra Corona Unita, il quale, ancorché detenuto, impartiva direttive e ordini riguardo attività illecite, controllo del territorio, gestione della cassa comune, mantenimento dei partecipi e delle loro famiglie. Il detenuto con ruolo di capo promotore del gruppo mafioso nonché ideatore di una serie di atti intimidatori e danneggiamenti nei riguardi di imprenditori locali e della ex moglie e/o dei famigliari di quest’ultima ritenuta responsabile di aver instaurato un nuovo legame sentimentale, è ritenuto mandante:

–     nell’ottobre 2022, del danneggiamento a seguito di esplosione di una bomba carta collocata nei pressi di un esercizio commerciale, ordigno che ne ha danneggiato la saracinesca, la pavimentazione antistante e la vetrata della porta di ingresso;

–     nel febbraio 2023, del danneggiamento a seguito di esplosione di un ordigno, collocato nei pressi del medesimo esercizio commerciale, che ne ha danneggiato la saracinesca, la vetrata e un banco frigo che conteneva alimenti;

–     nel febbraio 2023, del danneggiamento di una saracinesca, raggiunta da almeno quindici colpi di arma da fuoco calibro 7x65A, di un esercizio commerciale.

Nonostante fosse ristretto in carcere avrebbe di fatto promosso, costituito e diretto il sodalizio mafioso, esercitando l’azione di controllo del territorio, per il tramite di propri sodali, a cui riusciva a impartire ordini, facendo uso di dispositivi mobili o personal computer illecitamente detenuti.

In particolare comunicava con un soggetto che ricopre il ruolo di organizzatore del gruppo criminale investigato, il quale, ricevute disposizioni, coordinava e impartiva all’occorrenza ordini ai vari soggetti ritenuti partecipi dell’associazione mafiosai quali ricevute le disposizioni operative ponevano in esser come materiali esecutori plurime azioni delittuose, atti intimidatori, danneggiamenti, lesioni personali, tutte consumate nel territorio di San Pietro Vernotico e provvedeva altresì a raccogliere il “pensiero” che i sodali e terzi erano costretti a corrispondere al detenuto capo promotore.

Sul conto dei soggetti gravati dalla misura precautelare sono state documentate nel corso delle attività d’indagine:

–     gravi elementi di reità, circa l’appartenenza alla citata organizzazione mafiosa, nonché le dinamiche improntate al controllo del territorio, facendo ricorso anche all’uso di armi ed esplosivi, oltre ad azioni incendiarie a scopo intimidatorio;

–     svariate tentate estorsioni in danno di imprenditori locali. Con modalità particolarmente efferate sono stati compiuti attentati dinamitardi, danneggiamenti a seguito di incendio di autovetture e/o incendio ad attività commerciali, ricorrendo anche ad esplosione di colpi di arma da fuoco contro alcune delle saracinesche delle predette attività di quel centro cittadino, seguite da richieste estorsive;

–     una violenta aggressione fisica, cosiddetta azione punitiva indirizzata a un famigliare della ex moglie del capo e promotore dell’organizzazione, nel corso dei festeggiamenti in occasione della festa patronale a San Pietro, al fine di consolidare il potere criminale del sodalizio attuando una forma di assoggettamento e di controllo del territorio;

–     collaudati meccanismi intimidatori posti in essere dal detenuto, anche nei confronti della ex moglie rivendicati a mezzo social network, poiché ritenuta responsabile di aver instaurato un nuovo legame sentimentale;

–     azioni di delegittimazione nei riguardi del comandante della Stazione di San Pietro Vernotico, attuate tra settembre e ottobre 2023, messe in atto dall’organizzazione mafiosa e dal capo promotore del sodalizio detenuto, al fine di accreditarsi presso la comunità di San Pietro Vernotico e ottenere il trasferimento del comandante della Stazione, ritenuto particolarmente attivo nel contrasto alle condotte illecite del clan a San Pietro Vernotico, attuato mediante le attività di servizio svolte dall’Arma sul territorio, e per screditarne l’immagine considerato che il comandante avrebbe testimoniato in un processo a carico del capo clan.

Al riguardo, quest’ultimo, in un’udienza penale presso il Tribunale di Brindisi in cui era citato quale testimone nell’ambito di un processo in cui il detenuto risultava indagato per altro reato, durante la sua deposizione in videoconferenza dal luogo di pena esibiva al giudice un foglio di carta riportante una foto sfocata che, a suo dire, ritraeva il comandante di Stazione, con il fine di screditarne la testimonianza.

L’attività tecnica ha consentito di appurare che la foto, fatta già circolare in precedenza, fosse stata artefatta dai sodali su indicazione del capo promotore detenuto con l’obiettivo, attraverso l’attività diffamatoria, di ottenere il trasferimento del comandante di Stazione, ritenuto responsabile di aver ostacolato l’attività criminosa del clan e di voler testimoniare in un processo carico del capo clan.

L’attività investigativa ha consentito altresì di:

–     arrestare in flagranza di reato un soggetto minorenne per porto e detenzione di materiale esplosivo; il minore fu fermato e arrestato mentre era intento a collocare nei presso di un esercizio commerciale un ordigno esplosivo artigianale contenente polvere pirica micidiale del peso di circa 900 grammi;

–     arrestare in flagranza di reato un soggetto resosi responsabile dei delitti di porto e detenzione di armi clandestine con matricola abrasa, con il contestuale sequestro di un’arma da guerra del tipo AK 47 Kalashnikov;

–     denunciare a piede libero un soggetto resosi responsabile dei delitti di detenzione di arma da fuoco e materiale esplodente; nel corso di perquisizione domiciliare veniva rinvenuta e sequestrata un’arma lunga clandestina munita di silenziatore e un ordigno esplosivo artigianale del tipo “candelotto” del peso di gr.60;

–     sequestrare in due circostanze differenti un telefono cellulare e un computer portatile completo di caricabatterie, mouse e la relativa borsa di trasporto, rinvenuti nel corso di perquisizione delegata dalla Dd di Lecce, da personale della polizia penitenziaria in servizio presso il luogo di detenzione, nella cella del capo promotore dell’associazione mafiosa investigata, nella sua diretta disponibilità;

–     arrestare in flagranza di reato un soggetto resosi responsabile dei delitti di detenzione di materiale esplosivo (nella fattispecie due candelotti) e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti (sequestrato stupefacente del tipo “Marijuana” per circa gr. 411 e del tipo Hashish circa gr. 187 e vario materiale di confezionamento);

Alla luce degli elementi probatori raccolti nel corso dell’indagine e valutata la pericolosità delle attività illecite compiute e degli stessi autori, che nelle ultime settimane avevano intensificato le attività intimidatorie a San Pietro Vernotico, i carabinieri del Comando provinciale di Brindisi hanno eseguito questa mattina il decreto di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Lecce.

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