Il regista e attore Gino Cesaria ha ricevuto un riconoscimento molto prestigioso: il premio Laocoonte 2024, che è assegnato a grandi personalità del mondo dell’arte e della cultura.
Nella sala congressi dell’Hotel Tiziano di Lecce, l’Accademia Itali in Arte nel Mondo – Biennale di Arti Visive ha tenuto la cerimonia di consegna degli alti riconoscimenti internazionali, quest’anno dedicati a Laocoonte. Uno dei premi se l’è aggiudicato proprio Cesaria, di Torre Santa Susanna, che da maestro della recitazione qual è ha animato la serata declamando i versi di Laocoonte e coinvolgendo gli spettatori in un fantastico viaggio nel mondo della mitologia greca.
Laocoonte è un cittadino di Troia, veggente e gran sacerdote del dio dei mari, Poseidone (alcune fonti lo vogliono, invece, sacerdote di Apollo, dio del sole).
L’origine dell’opera, il Laocoonte nella mitologia greca è riportato nell’Eneide di Virgilio: quando i greci pensarono di far entrare in città il famoso cavallo di Troia, Laocoonte gli scagliò contro una lancia facendone risuonare il ventre pieno ed esclamando: «Timeo Danaos et dona ferentes». Ossia: «Temo i greci anche quando portano doni».
L’avvertimento non venne colto e il “dono” entrò in città. L’avvertimento fece subito adirare la dea Atena che decise di punirlo, desiderando la vittoria dei greci, mandando due enormi serpenti che, emersi dal mare, presero i figli di Laocoonte, Antifate e Tymbreus, stritolandoli nelle loro morsa mortale.
Sebbene Laocoonte fosse accorso in aiuto dei due ragazzi cercando di liberarli da quella stretta, subì la stessa sorte. Un’altra versione della storia vuole, invece, Laocoonte punito da Poseidone per aver osato sposarsi contro la volontà del dio.
L’episodio che il gruppo del Laocoonte intendeva rappresentare, tuttavia, era proprio quello della tragica morte. E il maestro Gino Cesaria con la sua declamazione è riuscito ad emozionare il pubblico presente favorendo la comprensione della tragicità della morte ,l’astuzia a servizio del male e il non ascolto. Non c’è che essere orgogliosi di un siffatto artista.