“Quantità infima di principio attivo nella marijuana”, fatto tenue: assolta giovane coppia

Quella sostanza era marijuana e la quantità sequestrata lasciava presupporre fosse destinata allo spaccio, ma il quantitativo di Thc in essa contenuto era talmente esiguo che forse i compratori avrebbero persino potuto querelare per truffa il pusher. Particolare tenuità del fatto o, meglio, del principio attivo: per questa ragione, il 29enne di Oria – ma domiciliato a Erchie – C.C. è stato assolto nei giorni scorsi dal giudice monocratico del Tribunale di Brindisi Leonardo Convertini.

Quest’ultimo ha mandato assolta anche la sua compagna – V.M, 38 anni di Oria e domiciliata a Erchie – per non aver commesso il fatto: da parte sua, a prescindere, nessuna compartecipazione ai presunti traffici del primo, che ha diversi precedenti penali ma non finora riportato condanne per reati in materia di droga. I due sono stati difesi dall’avvocato Giuseppe Pomarico del Foro di Brindisi, che aveva chiesto per entrambi l’assoluzione.

I fatti finiti a processo risalgono al 18 febbraio 2021. Quel giorno, i carabinieri della Stazione di Erchie cercavano nel territorio di loro competenza il 29enne e si recarono nell’abitazione in cui sapevano che da tempo dimorava. Non trovarono il diretto interessato, ma nei dintorni vi era suo nonno – peraltro omonimo – il quale aveva le chiavi di casa e consentì ai militari di entrarvi e perquisirla.

I militari rinvennero all’interno 64 grammi di presunta marijuana in tre contenitori in vetro custoditi in un forno a microonde poggiato su di un mobile-dispensa del vano cucina. Inoltre, sequestrarono materiale utile per il confezionamento, come 13 bustine in plastica trasparente, un bilancino di precisione portatile e, ancora, un altro contenitore in vetro con tracce di polvere bianca e verde (ritenute possibili residui di stupefacente). Sul comodino della camera da letto c’erano anche tre foto-tessere del 29enne.

Le analisi condotte sulla sostanza sequestrata dai reparti scientifici dell’Arma confermarono come si trattasse effettivamente di marijuana – confezionabile in sei dosi – contenente, però, un principio attivo pari allo 0,29 per cento.

L’avvocato Pomarico

La coppia fu citata a giudizio il 3 novembre 2021 e nominò quale suo difensore l’avvocato Pomarico. Il 29enne si accollò sin da subito ogni responsabilità circa il possesso della sostanza e sostenne che la detenesse per uso personale. Il giudice, pur apprezzando e condividendo il lavoro e le conclusioni cui erano giunti i carabinieri. “Il fatto che l’imputato faceva anche uso personale della droga non esclude, di per sé, la destinazione, almeno parziale, allo spaccio della sostanza di che trattasi”.

Tuttavia, la condotta non era abituale in considerazione dei precedenti penali (pur numerosi) non specifici e il pericolo derivante dal suo comportamento “è certamente esiguo, siccome la sostanza stupefacente rinvenuta nella sua disponibilità possedeva un’infima percentuale di principio attivo”.
È passato a processo anche il fatto che la compagna non avesse concorso nel reato, che comunque sarebbe stato tenue anche per lei. Di qui, dunque, la doppia assoluzione: il primo commise un fatto lieve, la seconda non lo commise affatto.

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