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Castello, due delibere ineseguite: anni fa, il Comune voleva far causa ai proprietari e di recente revocare la cessione dell’immobile ad altra società

Due delibere di giunta mai eseguite infarciscono il già corposo dossier sul castello di Oria. La prima risale a 11 anni fa, quando il sindaco Cosimo Pomarico e i suoi decisero di far causa a Borgo Ducale Srl – a suo tempo proprietaria del monumento – per costringerla a riaprire al pubblico. La seconda è dell’anno scorso, quando il sindaco Cosimo Ferretti e i suoi decisero di promuovere un’azione revocatoria dell’atto con cui, il 7 giugno 2022, Borgo Ducale Srl ha trasferito il castello a Borgo Immobiliare Srl, sempre facente capo alla famiglia Romanin Caliandro.

In questo secondo caso, è stato anche conferito incarico a un legale esterno all’ente, ma poi non si sono più avute notizie circa l’azione giudiziaria.
Le due presunte anomalie amministrative sono state segnalate allo stesso Comune dal blogger Franco Arpa, ispettore superiore in pensione della polizia di Stato, che ha dapprima riesumato dal suo archivio una delibera della giunta Pomarico datata primo febbraio 2013, poi l’altra.

Il primo provvedimento mosse dal presupposto che, seppure ormai dissequestrato, il castello continuava a rimanere chiuso al pubblico per volontà dei proprietari e nonostante l’invito a riaprirlo da parte dell’amministrazione. In quella delibera di giunta si fece riferimento ai danni arrecati dalla chiusura del monumento in termini di flussi turistici, mancati introiti e persino morali.

L’anno prima, Oria era stata insignita per la prima volta della Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, di cui tuttora si fregia, quale borgo dell’entroterra tra i più belli d’Italia. Nella delibera fu richiamata anche la permuta del castello con Palazzo Martini, in cui il conte Giuseppe Martini Carissimo s’impegnava a “far visitare le torri nei giorni e nelle ore che egli stesso vorrà designare a quei cittadini e forestieri che vi si recheranno per a scopo culturale e storico”.

Un impegno sempre rispettato dal 1934 al 2007, anno dell’acquisto da parte di Borgo Ducale Srl, e che – secondo quella giunta – avrebbe dovuto essere mantenuto anche dai nuovi proprietari. Inoltre, fu citato anche il Codice dei beni culturali nella parte in cui dispone che sui proprietari d’immobili di particolare interesse gravi l’obbligo di garantirne la fruizione pubblica a mezzo di accordi stipulati fra il Ministero e i proprietari stessi. Di qui l’idea di chiamare in causa non solo Borgo Ducale Srl ma anche il Ministero e la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Puglia. L’intento, però, per una serie di ragioni inspiegate, non trovò sbocco.

Discorso diverso per il secondo atto indicato da Arpa. Lo scorso autunno, l’azione di revocazione del passaggio del castello da Borgo Ducale Srl a Borgo Immobiliare Srl è stata affidata allo stesso avvocato – Carlo Tatarano – che segue il processo civile col quale il Comune chiede alla proprietà i danni a seguito delle condanne riportate in sede penale per violazioni in materia urbanistica e ambientale. Secondo la giunta Ferretti, il trasferimento del bene da una persona giuridica a un’altra avrebbe potuto ledere le garanzie risarcitorie del Comune.

Nel frattempo, si è cominciato a parlare di riapertura del castello come museo con annessi bar, ristorante e forse foresteria (camere per soggiorni) e, di fatto, l’azione revocatoria è passata in secondo piano. Quanto al museo, l’istanza al Suap è stata interrotta per espressa volontà dei proponenti che intendono aggiornare il progetto originario. Nei mesi scorsi, comunque, i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale hanno sequestrato i reperti della collezione archeologica Martini Carissimo in quanto trasferiti senz’autorizzazione da Oria a Brindisi e in parte danneggiati.

Oltre a quelli catalogati, i militari dell’Arma hanno anche trovato reperti di dubbia provenienza e sono quindi scattate due denunce nei confronti di altrettanti proprietari per danneggiamento e ricettazione di beni culturali.
L’affaire castello continua a tenere banco ma, dopo 13 anni dal sequestro, di una concreta riapertura – mica al dialogo, ma proprio dei battenti – non si continua a vedere neppure l’ombra.

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