La questione castello di Oria si complica. Lo scorso 11 aprile, Borgo Immobiliare Srl – proprietaria del monumento – ha presentato un’istanza per la convocazione di una conferenza dei servizi ai fini dell’apertura di un’attività museale e accessoria (caffetteria, ristorante, foresteria). Il responsabile dello sportello unico attività produttive comunale, Glauco Caniglia, ha aperto la conferenza dei servizi preliminare con scadenza fissata per il prossimo 16 giugno.
Nelle more del procedimento, considerata “la complessità della materia e la particolare e frastagliata situazione amministrativa pregressa afferente al bene oggetto di istanza”, sia Caniglia che il responsabile dell’Ufficio tecnico Antonio Dattis hanno deciso di richiedere un parere legale scritto e “pro veritate” a un avvocato altamente specializzato.
Nell’organigramma dell’ente non vi è un avvocato di ruolo in grado di “assicurare” la prestazione richiesta dal sindaco in data 9 maggio scorso e cioè un approfondimento relativo alla conferenza dei servizi preliminare. Le incertezze sulle quali il legale esterno dovrà pronunciarsi sono, tra le altre, relative all’attuale destinazione d’uso del castello e agli interventi previsti, “che hanno suscitato dubbi sulla corretta interpretazione della normativa vigente, sia sulle autorizzazioni necessarie, al fine quindi di valutare in modo approfondito e tempestivo le implicazioni legali connesse”.
Di qui, la pubblicazione da parte della responsabile dell’Ufficio contenzioso di un avviso pubblico finalizzato proprio alla scelta di un professionista dalla elevata qualificazione che contribuisca a fugare i dubbi e le perplessità dei responsabili di settore. L’avviso è stato pubblicato sul portale istituzionale del Comune lo scorso 21 maggio e il termine per le manifestazioni d’interesse è stato fissato in sette giorni. Ciò significa che entro il prossimo 28 maggio un legale esperto in materia dovrà essersi palesato e aver accettato l’incarico, che prevede per lui (o lei) un compenso di 5mila euro netti.
La pratica per la riapertura del castello in cambio di museo e accessori (caffetteria, ristorante, foresteria con stanze per gli ospiti annesse) passa anche da qui. In realtà il castello potrebbe essere riaperto a prescindere qualora vi fosse la volontà dei proprietari in tal senso, giacché è dissequestrato ed è stato aperto dal 1934 al 2007 – con rade parentesi dopo – quando era nelle mani della precedente proprietà Martini Carissimo.
La pratica presentata da Borgo Immobiliare Srl prevede l’apertura, appunto, di un museo e poi però la possibilità di accostarvi – sulla carta, secondariamente – bar e ristorazione anche su prenotazione. Per quanto concerne il museo, è recente la notizia della denuncia da parte dei carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di due persone (rappresentanti della proprietà) per danneggiamento dei reperti della collezione Martini Carissimo e ricettazione di reperti mai denunciati.
I circa 800 reperti “ereditati” dai Romanin Caliandro con l’acquisto del castello sarebbero stati spostati da Oria a Brindisi senz’alcuna autorizzazione della Soprintendenza. Altri 50 circa sarebbero di dubbia provenienza. Sono stati tutti sequestrati e in un ipotetico museo, almeno per ora, non potrebbero essere esposti. Questo è però solo uno degli aspetti controversi che aleggiano attorno al castello. Il “tira e molla” continua. Difficile se non impossibile una soluzione in tempi brevi.