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Irene Margherito non ce l’ha fatta, ora il cognato è indagato per omicidio. La donna era stata raggiunta da un colpo di pistola alla testa

Da tentato omicidio a omicidio. Intorno alle 21 di ieri, dopo sei ore di osservazione dalla morte cerebrale, è stata dichiarata la morte della 47enne di Brindisi Irene Margherito, che si occupava di security in occasione di manifestazioni pubbliche. La donna era stata raggiunta da un colpo di pistola al capo domenica scorsa, lungo una delle complanari della superstrada Taranto – Brindisi, nei pressi della Cittadella della Ricerca (non lontano dalla sede di un’impresa). Margherito, quando era in vita, aveva espresso la volontà di donare gli organi (ora se ne sta valutando l’idoneità). Lascia una figlia e un figlio, nati dal matrimonio col marito morto anni fa.

Ad averle sparato con una pistola calibro 7.65 sarebbe stato suo cognato Adamo Sardella, 55 anni (fratello di suo marito). L’uomo era indagato per tentato omicidio mentre ora per omicidio, oltre che per possesso abusivo di arma da fuoco e spari in luogo pubblico.

Sardella e un altro suo parente sarebbero giunti nel luogo dell’incontro, tra le 13.30 e le 14 di domenica 26 maggio, a bordo di una Volkswagen grigia, mentre Margherito e il suo compagno a bordo di una Nissan Juke. Sembra che tra i quattro non corresse da tempo buon sangue per via di questioni familiari.

Il litigio sarebbe degenerato e Sardella avrebbe fatto fuoco più volte. Un proiettile sarebbe penetrato nel finestrino lato passeggero della Nissan raggiungendo la cognata al capo. Ferito anche il compagno, ma lievemente.

La donna è stata poi trasportata d’urgenza in ospedale a Brindisi e ricoverata in Rianimazione. Non è indagato l’accompagnatore di Sardella (un giovane) mentre il compagno di Margarito è stato denunciato per il possesso di una katana (spada giapponese) sequestrata con pistola e veicoli. Sardella è difeso dall’avvocato Vito Epifani e sarà sottoposto a interrogatorio di convalida dell’arresto, effettuato dalla Squadra mobile di Brindisi coordinata dalla pm Paola Palumbo.

Sono state utili alle indagini le telecamere di sorveglianza di cui è dotata l’azienda nei pressi della quale si è consumato il delitto. Da ricostruire con esattezza, ancora, il movente dello stesso.

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