Omicidio De Nuzzo, parla il fratello: “Mario ucciso più volte dopo quella tragedia di 31 anni fa”

“Non so più quante volte hanno ucciso mio fratello dopo la sua morte”. Antonio De Nuzzo, 51 anni, non ce la fa più: è stremato per tutto ciò che la vita gli ha riservato e continua a riservargli. Non trova giusto che ancora oggi sia messo in discussione quel risarcimento che ormai tanti anni fa il Comune versò alla sua famiglia per la perdita di suo fratello Mario.

Tragedia nel giorno del Torneo

Questi fu freddato a soli 16 anni da un colpo alla nuca partito dalla pistola d’ordinanza di un vigile urbano mentre – il’11 agosto 1991 – tentava con altri amici di scavalcare il muro di cinta del campo sportivo per assistere gratis al Torneo dei Rioni. La manifestazione – come oggi, del resto – prevedeva un costo d’ingresso ma né Mario né i suoi amici potevano permetterselo. L’agente, allora, sparò e centrò in pieno proprio Mario, per il quale non ci fu nulla da fare.

I processi

Ne seguì tutta una serie di processi sia in sede penale che civile. Il vigile fu condannato a 16 anni di reclusione e scontò la sua pena. Quale responsabile civile in solito fu indicato dai giudizi anche il Comune, che dopo due gradi di giudizio risarcì alla famiglia De Nuzzo – padre, madre e fratello – 508mila euro. In un primo momento fu riconosciuto il rapporto d’immedesimazione organica, al momento dei fatti, tra i vigile e il Comune. Insomma, il vigile aveva agito esasperando i compiti del servizio d’ordine affidatigli dall’ente.

La Cassazione cambia le carte in tavola

In un secondo momento, dopo un rinvio della Cassazione, la Corte d’Appello di Lecce escluse il rapporto d’immedesimazione organica tra il Comune e il vigile, con quest’ultimo che avrebbe agito in nome e per conto proprio (furono fatti emergere presunti vecchi rancori tra il vigile e De Nuzzo, per i quali in qualche modo l’agente si sarebbe vendicato premendo il grilletto).

Il recupero crediti

Così, da allora, il Comune è tornato più volte alla carica, come di recente, pretendendo la restituzione di quanto a suo tempo versato. Nel frattempo, sono morti sia la madre che il padre di Mario ed è rimasto in vita soltanto il fratello Antonio, che quando fu ammazzato Mario di anni ne aveva 18. Da lui, a seguito dell’ennesimo pronunciamento della Corte d’Appello, l’ente vuole oggi circa 100mila euro.

Antonio De Nuzzo

Le parole del fratello

Antonio, che lavora come infermiere a Milano e ha due figli, non si è mai spiegato questo accanimento, quando il Comune avrebbe in qualche modo potuto agire con più umanità nei confronti suoi e dei suoi cari:
“Hanno ucciso Mario la seconda, la terza, la quarta e tante altre volte ancora – dichiara l’uomo – e stanno uccidendo dentro chi è ancora vivo ogni volta che negate l’eterno riposo a un’anima innocente e pura che era ed è ancora oggi, così come il ricordo nel mio cuore e l’amore che ho per lui”.
Non c’è mai stata pace: “Insieme al negato eterno riposo a Mario – continua Antonio – stanno spegnendo tutti i progetti futuri di chi è ancora qui tra noi, futuri sì, perché quelli passati sono morti insieme a quel negato ‘riposa in pace'”.

Giorni felici, la famiglia De Nuzzo al completo

Nessuna serenità dopo quel giorno

Dopo quanto accaduto, si sarebbe atteso un po’ di rispetto, serenità, spensieratezza: “Stanno spegnendo l’ultima flebile fiamma della speranza in un po’ di serenità e spensieratezza. Nulla mi è dovuto dopo aver perso tutti i miei cari? Mia madre e mio padre sono morti con la morte nel cuore per aver perso Mario e per essere vissuti col peso della persecuzione di dover restituire quei soldi che già non avevano più quando gli sono stati chiesti indietro: buona parte se ne andò per edificare la cappella al cimitero per Mario e tanto altro denaro fu speso nelle cure per mia madre, che si ammalò gravemente dopo aver perso il suo figlioletto”.

Risentimento personale?

Non ha mai creduto, Antonio, alla storia del risentimento personale che il vigile avrebbe nutrito nei confronti di suo fratello: “Mario e quel vigile avevano discusso la sera prima dell’omicidio per questioni legate alla viabilità, ma non penso proprio che il vigile abbia sparato per quel motivo. Se si può ammazzare per così poco, io cosa dovrei fare? La guerra?”.

Oggi ancora tanto affetto

Nessuno ha però dimenticato: “Tutti ricordano quel dramma e sono ancora oggi tante le dimostrazioni d’affetto nei miei confronti, la gente ha sempre voluto che ci lasciassero stare in pace dopo quello che abbiamo vissuto. Purtroppo, negli anni, perché non si tratta soltanto di una questione recente, l’hanno pensata allo stesso modo e da danneggiati siamo diventati debitori della peggiore specie. Vi pare che ci siamo arricchiti? Semmai il contrario”.

Eliseo Zanzarelli per Nuovo Quotidiano di Puglia

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