Oria, buche pericolose e costose: tra richieste di danni, contenziosi e transazioni

Strade pericolose. Non è il titolo di un film di bassa lega, ma un dato di fatto. Buche e sconnessioni stradali, a Oria, provocano danni non soltanto alle persone, ma anche alle casse comunali. L’ente, infatti, si trova pressoché quotidianamente preso di mira dalle richieste di risarcimento – oneste o esagerate che siano – di cittadini (e anche forestieri) che incappano loro malgrado nelle insidie dei piani di calpestio pubblici malandati. Cifre talvolta consistenti, quelle che i legali chiedono per in nome e per conto de loro assistiti.

Come il 28 febbraio dello scorso anno, quando un cittadino convenne in giudizio il Comune dinanzi al Tribunale di Brindisi lamentando di essere inciampato – intorno alle 21.30 del 19 luglio 2021 – in “un profondo incavo creatosi tra due mattoni di cemento sporgenti” e non visibili in quanto ricoperti da foglie secche e per via della scarsa illuminazione nella piazzetta tra via Trento e via Senatore Martini. Per quella caduta furono chiesti 13.582 euro a titolo di danno biologico e 630 euro per spese mediche specialistiche: in totale, 14.212 euro.

“Dato lo stato ancora embrionale del giudizio e al fine di evitarne l’alea, l’ufficio contenzioso ha istruito il procedimento risarcitorio in merito all’an e al quantum e si è ritenuto opportuno far sottoporre il Sig. (…) ad una preventiva valutazione del danno biologico lamentato in giudizio mediante visita peritale, a seguito della quale il calcolo per il risarcimento del danno è stato rideterminato in 9.194,75 euro”.

Alla fine, è intervenuto un accordo transattivo tra danneggiante e Comune sulla base di 7mila euro onnicomprensivi che costituisce “un’occasione di importante risparmio per l’ente, garantendo l’annullamento di ogni alea di giudizio rispetto ad ulteriori e maggiori importi ritenuti eventualmente dovuti.

Non l’unico caso. Il 19 settembre 2022 ci fu un altro atto di citazione, stavolta dinanzi al Giudice di pace di Brindisi. Una signora sostenne di essere inciampata, ore 15.30 del 30 novembre 2021, a causa di una insidia stradale in via Matteo Bandelo, non visibile né segnalata. Produsse il referto del pronto soccorso e chiese 4.626,76 euro per danno biologico. Solo che poi, il 29 settembre dello scorso anno, l’avvocato della signora ha avanzato proposta transattiva per chiudere la faccenda con un pagamento di 2mila euro. Sempre per via dell’alea del giudizio e in considerazione del fatto che la richiesta corrispondeva a meno della metà rispetto a quella iniziale, l’accordo è stato ritenuto ragionevole ed è andato a buon fine.

In altri casi più recenti, invece, il Comune ha scelto il giudizio. Come nel caso di una donna che sostiene di essere caduta a causa di una buca, il 12 novembre 2021, in via Capitano Orlando De Tommaso. Ha chiesto danni patrimoniali e non per 10mila euro. Il 30 gennaio scorso, un uomo ha convenuto il Comune dinanzi al Giudice di pace per essere inciampato – il 16 febbraio 2021, ore 17.30 – in una “chianca basculante” nei pressi della cattedrale. Richiesta: 7.763,35 euro, con tanto di diserzione della negoziazione assistita fissata dal Comune per il 23 settembre 2023. Si andrà quindi a processo, come nel caso. Di casi simili ne fioccheranno altri, tra danni reali, pretese eccessive e tentativi di lucro. Sta di fatto che le buche sono pericolose. Per chi v’inciampa, ma anche per l’ente.

Eliseo Zanzarelli per Nuovo Quotidiano di Puglia

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