Dolore e commozione ai funerali di Nicola Lacorte, l’imprenditore fucilato dal vicino. Struggente il ricordo della figlia in una lettera: “Caro papà…”

“L’amore è più forte della morte e chi ama vive sempre, grazie della tua vita Nicola. L’amore è più forte della morte”. Con queste parole don Antonio Andriulo, parroco della chiesa matrice di Villa Castelli, ha concluso l’omelia per i funerali del 53enne Nicola Lacorte, imprenditore edile ucciso dall’81enne suo vicino di casa Carmelo Cantoro. Quest’ultimo, intorno alle 8.30 di lunedì scorso in contrada Montescotano, ha sparato cinque cartucce del suo fucile da caccia contro Lacorte per poi rivolgere l’arma contro se stesso trafiggendosi il cuore.

La chiesa di San Vincenzo de’ Paoli era gremita e ne erano gremiti anche il sagrato e i marciapiedi circostanti: in tantissimi hanno voluto salutare per l’ultima volta Lacorte e stringersi al dolore straziato dei suoi familiari. Quasi un’intera comunità – Villa Castelli conta poco meno di 9mila abitanti e ieri erano presenti a centinaia – ha voluto fermarsi e partecipare alla giornata di lutto cittadino proclamato dal sindaco Giovanni Barletta (che non ha potuto esserci per improrogabili impegni istituzionali, ma ha affidato un suo messaggio al parrocco). Non c’era neppure il vescovo della Diocesi di Oria, cui Villa Castelli appartiene, Vincenzo Pisanello, che però si è unito in preghiera – come riferito dall’altare – per raccomandare a Dio l’anima di Lacorte.

Nel corso della funzione religiosa, sono state raccolte offerte dai fedeli per espressa volontà della famiglia: niente fiori né condoglianze – tutti dispensati per davvero – ma opere di bene. I soldi raccolti saranno devoluti, di concerto con la parrocchia, per realizzare una o più iniziative benefiche.
L’imprenditore, tornato a Villa Castelli con moglie e figli (una femmina di 23enne, un maschio 18enne, entrambi studenti) da sette anni, è stato ricordato pubblicamente a nome dell’intera famiglia – molto unita – da una sua cugina, che l’ha definito come un uomo devoto ai suoi cari, al lavoro e pronto a dispensare bontà proprio a tutti; un modello come figlio, fratello, marito, padre, zio, cugino.

“Solo l’affetto che ci lega e la nostra profonda fede cristiana saranno il faro che c’impedirà di disperderci – ha detto la donna, in lacrime e singhiozzando – e ora oltre che alla Madre Celeste sapremo di poter rivolgere le nostre preghiere anche a te, Nicola, che sarai sicuramente avvolto da una luce splendente lassù nei cieli”.

La figlia di Nicola, Martina, ha affidato a don Antonio una lettera, che il parroco ha letto.

“Ciao papà, è la prima volta che scrivo qualcosa per te perché sei sempre stato tu a scrivermi dolci e romantiche frasi da far innamorare qualsiasi persona”, ha esordito.

“Qui tutti mi parlano bene di te, un’intera popolazione che parla bene di te. Di quanto fossi orgoglioso di quanto abbiamo costruito insieme, tu che eri il mio gigante fin troppo buono. Il nostro amore immenso oltrepassa in questo momento il dolore provocatoci da chi ti ha portato via probabilmente accecato dall’invidia, ma noi finiremo di costruire la nostra casa per te”.

“Sette anni fa ci siamo trasferiti qui stravolgendo la nostra vita e ogni singolo mattone di quella casa ci saprà di te e dei sacrifici fatti da te e mamma, senza trascurare i tuoi operai che sono diventati un po’ parte della nostra famiglia. Ricordo ancora quando tornavi tardi la sera e, stanchissimo, ti mettevi a mangiare senza neppure avere il tempo di lavarti. Dovevi lavorare per accontentare le richieste di chi ti dava lavoro, eri buono anche con loro. Com’eri felice, qualche giorno, fa quando ti abbiamo organizzato quella piccola festicciola per il tuo compleanno!”.

“Ti prometto, caro papà, che studierò e diventerò un architetto, come quelle volte in cui mi vestivo bene e mi presentavo a te, per scherzare, come l’architetto Lacorte. Alberto (il fratello) sarà invece il tuo marinaio volante e la mamma (Rosa) continuerà a essere il tuo grandissimo amore”.

“Non tutti sono come te, papà. La cattiveria in persona ha voluto portarti via da noi. Voglio dire una cosa a voi tutti: lottate per la vostra vita e non lasciate che nessuno ve la porti via, denunciate anche dopo una singola minaccia; non siate troppo buoni, come lo è stato mio papà. Ci mancherai ma saremo sempre qui a vivere per te”.

Eliseo Zanzarelli per Nuovo Quotidiano di Puglia

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