S’invaghì di una ragazza dopo averla notata sui social e cominciò a ossessionarla. La tartassò con richieste sessuali esplicite e realizzò persino dei fotomontaggi erotici diffusi nella Rete: nome, cognome e volto erano quelli di una studentessa allora 29enne di Francavilla Fontana, mentre il resto del corpo – spesso nudo – apparteneva a celebrità dello spettacolo o anche a pornoattrici.
Un 35enne di San Vito dei Normanni, identificato dalla polizia postale, finì a processo e ieri ha patteggiato due anni e otto mesi di reclusione per stalking, pena concordata dalla sua difesa col pubblico ministero Gualberto Buccarelli e sancita dalla gup Stefania De Angelis. Per lui anche lavori di pubblica utilità ancora da definire, e condanna alle spese sostenute dalla parte civile (la ragazza). Quest’ultima, costituitasi con l’avvocato Domenico Attanasi, nel giro di tre anni dové difendersi sia dal suo stalker, sia da chi la additò come una “poco di buono” pur senza aver fatto alcunché per dare adito a simili illazioni.
La questione trasse origine sui social, tutti quelli esistenti: da Facebook a Instagram e via discorrendo. Era il 2020. Il 35enne di San Vito dei Normanni notò il profilo della donna e cominciò a farle il “filo”, come peraltro di questi tempi non di rado accade: la maggior parte delle volte scatta un “due di picche” e la questione finisce là. Non in questo caso, però. Il corteggiatore non mollò a presa e anzi le sue avance si fecero sempre più spinte, fino a tramutarsi in molestie e persecuzioni mosse da istinti primordiali. Il sesso era al centro di ogni pensiero dell’uomo, che giunse a offrire denaro pur di consumare un rapporto dal vivo con la sua ossessione social.
Si spinse persino a contattare ex e amici di lei per conoscerne le eventuali preferenze erotiche, ma poi fece di più e di peggio: scaricò sul suo pc alcune foto caricate dalla ragazza sui suoi profili social, ne ritagliò il volto e le montò sui corpi nudi di donne – talora pornoattrici – reperiti sul Web.
Inoltre, creò pagine e profili internet pornografici con nome, cognome e faccia della ragazza, che non era a conoscenza fin quando non cominciarono a contattarla altre persone sempre con le stesse richieste di natura sessuale. Qualcuno le propose persino di girare, dietro lauto compenso, un filmino hot da distribuire fuori dai confini europei. Ovviamente, la giovane rifiutò.
Quelle pose false cominciarono a un certo punto a circolare anche nella cerchia degli amici e dei familiari della donna, che gliene chiesero conto. Un’umiliazione continua dover spiegare qualcosa per lei inesistente, creato ad arte da altri o, meglio, da un altro. Quando tutto cominciò, la 29enne studentessa universitaria francavillese viveva altrove ed in quella località sporse una prima denuncia alla polizia postale, denuncia che però non ebbe seguito. Diversa la sorte di una seconda denuncia, stavolta nel Brindisino.
Il fenomeno denunciato – ovviamente tutto da accertare – può essere inquadrato in ciò che tecnicamente viene denominato “deepfake”: foto, video e file audio autentici possono essere ormai facilmente modificati ad arte grazie all’intelligenza artificiale.
L’avvocato Attanasi, cui la giovane si rivolse, ottenne nell’immediato la rimozione dal Web di quelle foto farlocche pubblicate su un noto sito per adulti. Successivamente, il giovane sanvitese è stato rinviato a giudizio e il suo legale, d’accordo con l’imputato, ha scelto di chiedere l’applicazione della pena su richiesta delle parti. La difesa e l’accusa hanno concordato su due anni e otto mesi. Per il gup la pena pattuita è congrua, dunque l’altro ieri ha ratificato l’accordo. Nel corso dell’udienza fissata per il prossimo 18 aprile saranno indicati anche i lavori di pubblica utilità che il 25enne dovrà svolgere.