Bonus facciate, fatture false ed erogazioni pubbliche indebite: sequestro di beni a carico di un imprenditore, incolpevoli i numerosi clienti

La Procura della Repubblica di Brindisi ha concluso le indagini preliminari nei confronti di sei persone, indagate per reati di emissione di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti (art. 8 del decreto legislativo 74/2000) e per reati di indebita percezione di erogazioni pubbliche, costituite, nel caso di specie, da crediti di imposta illecitamente ottenuti (art. 316 ter c.p.).

Le complesse e laboriose indagini, avviate nel 2022 e svolte con l’ausilio delle Fiamme Gialle della Compagnia di San Pietro Vernotico, sono culminate nell’esecuzione, avvenuta circa un mese fa, di un decreto di sequestro preventivo (emesso dal Giudice per le indagini preliminari di Brindisi) del profitto dei reati contestati, fino ad un importo di oltre quattro milioni di euro.

La misura cautelare reale è stata emessa all’esito di un’attività d’indagine che ha disvelato – secondo l’ipotesi accusatoria – l’esistenza di un sistema fraudolento ben collaudato diretto a lucrare le sovvenzioni previste dalla legge sotto forma di crediti di imposta per coloro che sostengono spese per lavori in campo edilizio.

Si trattava di lavori per il rifacimento delle facciate degli edifici che decine e decine di clienti avevano appaltato a due imprese (una costituita come ditta individuale e l’altra come società a responsabilità limitata) entrambe riconducibili alla stessa persona.

I clienti che avevano commissionato tali lavori (e che avevano maturato il diritto alla detrazione contestualmente cedendolo alle imprese) sono stati ritenuti incolpevoli perché tratti in inganno dal titolare delle imprese e dai suoi collaboratori.

I finanzieri hanno sottoposto alla misura ablatoria (il sequestro) il profitto diretto dei reati di indebita percezione di erogazioni pubbliche ossia crediti d’imposta per oltre due milioni di euro che erano ancora presenti nel cassetto fiscale della società e, per la parte residua ed in via gradata, valori equivalenti a tali profitti rinvenuti nel patrimonio degli indagati (proprietà immobiliari e disponibilità finanziarie esistenti su rapporti bancari) fino alla concorrenza del valore complessivo dei profitti pari a circa quattro milioni di euro.

Le due imprese coinvolte avrebbero emesso, nei confronti di un centinaio di clienti, fatture false per documentare falsamente lavori che in realtà non erano stati eseguiti e che anche attualmente, per la quasi totalità, non risultano ancora eseguiti.

Avvalendosi di false attestazioni (visti di conformità di regolarità formale della documentazione rilasciati da un commercialista) e false asseverazioni sulla congruità delle spese (non) sostenute rilasciate da geometri, il titolare delle due imprese, concedendo ai propri clienti lo sconto in fattura, si è fatto cessionario, accettandoli, dei crediti di imposta maturati da questi clienti committenti dei lavori.

Anche i professionisti sono indagati per reati di falso e per aver concorso, moralmente e materialmente, con l’imprenditore, nel delitto di indebita percezione di erogazioni pubbliche (crediti di imposta).

Lo scopo ultimo perseguito dal principale indagato sarebbe stato quello di ottenere liquidità mediante la cessione a banche, intermediari finanziari ed altri soggetti, di quei crediti di imposta illecitamente ottenuti, pur a fronte di lavori non eseguiti. Tale denaro sarebbe servito, nella migliore delle ipotesi, invero non realizzatasi, per finanziare lo svolgimento dei lavori.

Per un’altra parte, quei crediti di imposta sono stati utilizzati, da una delle imprese, per effettuare una indebita compensazione con i crediti vantati dall’erario verso l’impresa per il pagamento di imposte indirette.

L’attenzione investigativa verso i soggetti indagati, che già si era palesata, nel corso dell’anno 2022, attraverso attività di perquisizione e sequestro probatorio, aveva indotto l’imprenditore a non perpetuare il disegno illecito rinunciando, con riferimento alla s.r.l., alla negoziazione dei crediti di imposta già maturati (che per questa ragione sono stati rinvenuti nel cassetto fiscale della società al momento del sequestro).

Le contestazioni mosse verso gli indagati sono state avallate dal Tribunale del riesame di Brindisi con ordinanza che ha rigettato l’istanza di annullamento del decreto del G.I.P. ed il cui dispositivo è stato emesso all’esito dell’udienza camerale svolta in data 29.12.2023.

La responsabilità degli indagati, tuttavia, sarà accertata solo all’esito del giudizio con sentenza penale irrevocabile. Nei confronti degli stessi vige, infatti, la presunzione di innocenza che l’articolo 27 della Costituzione garantisce ai cittadini fino a sentenza definitiva.

L’attività di indagine svolta rientra tra i controlli sui crediti d’imposta per i bonus edilizi che stanno interessando tutta la provincia di Brindisi e costituisce testimonianza dell’impegno profuso dalla Guardia di Finanza e dalla Procura della Repubblica nel contrasto alle più articolate forme di frode ed ai fenomeni illeciti perpetrati a danno del bilancio dello Stato, al fine di garantire la corretta destinazione delle ingenti risorse pubbliche stanziate per sostenere le famiglie e le imprese.

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