Operaio morì schiacciato da crollo di una struttura: in quattro a processo, anche Ferrarese. “Dimostrerò mia estraneità ai fatti”

Quattro imputati e una società a processo a seguito della morte sul lavoro dell’operaio edile 49enne Franco Mastrovito, morte causata il 26 gennaio 2021 dal crollo della nuova struttura di una concessionaria in contrada Ajeni a San Michele Salentino. La gup del Tribunale di Brindisi Stefania De Angelis, come richiesto dal sostituto procuratore Alfredo Manca, ha disposto il rinvio a giudizio di Massimo Ferrarese, 61 anni di Francavilla Fontana, Domenico Padula, francavillese di 50 anni, Stefano Barletta, 59enne di San Michele Salentino, e Giuseppe Mazzotta, 60enne di Novoli (Lecce) e della Padula Service Srl. S’ipotizzano, a vario titolo, i reati di omicidio colposo, lesioni personali e, nel caso della società, mancato rispetto della normativa sulla sicurezza. La famiglia di Mastrovito, assistita dall’avvocato Donato Musa, si è costituita parte civile. Al centro delle contestazioni vi è la mancata realizzazione di un “collarino” tra un pilastro e un plinto che, secondo l’accusa, avrebbe causato il cedimento del solaio superiore collassato, piano dopo piano, fino al pianterreno.

Mazzotta (calcolatore e direttore dei lavori strutturali), per l’accusa avrebbe omesso la “doverosa vigilanza” durante l’esecuzione delle opere da parte della Padula Service. Barletta (coordinatore della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione dei lavori) non avrebbe predisposto il “piano di sicurezza e coordinamento” e non avrebbe organizzato tra i datori di lavoro delle varie imprese, comprese le imprese individuali, la cooperazione e il coordinamento delle varie attività lavorative. Ferrarese, amministratore unico della Prefabbricati Pugliesi srl, non avrebbe accertato l’idoneità delle opere eseguite dal committente o da terzi, in particolare la mancata realizzazione del “collarino”.
Il “collarino” altro non rappresenta se non una sorta di sciarpa o di guarnizione posta alla base del pilastro a parziale protezione dello stesso soprattutto dalle infiltrazioni dovute ad agenti atmosferici.

Oggi, dopo due anni e mezzo, quell’opera è stata ricostruita dalle stesse imprese dell’epoca, è sprovvista a tutt’oggi di “collarino” e non si sono verificati cedimenti di alcun tipo.

Ferrarese, presidente del Comitato per i Giochi del Mediterraneo e già presidente della Provincia e della New Basket Brindisi, commenta così:

Massimo Ferrarese

“Non avrei mai immaginato un rinvio a giudizio per una questione del genere, considerata la mia totale estraneità ai fatti anche perché quando si è verificata la tragedia noi avevamo già finito il lavoro e consegnato tutto due mesi prima. La mia azienda ha cantieri in tutto il Mezzogiorno d’Italia e sicuramente non avrei né il ruolo né il tempo di andare a controllare personalmente i collarini né nei miei cantieri né i collarini, come in questo caso, non realizzati da altre imprese.

Inoltre, ho centinaia di collaboratori e quelli con mansioni di responsabilità hanno deleghe notarili per svolgere ruoli di capi cantieri e per effettuare controlli di questo tipo. Ed anche in questo caso hanno svolto egregiamente il loro compito, in quanto quel collarino, che comunque non avrebbe dovuto realizzare la mia azienda, non c’entra nulla in termini di stabilità strutturale, ma serve solo a proteggere i ferri d’armatura del pilastro da eventuali infiltrazioni.

Non qualcosa che crei problemi nel breve termine, ma se mai realizzato dopo decine e decine di anni. Lo dimostreremo inconfutabilmente a processo”. I legali di Ferrarese sono Roberto Palmisano e Luca Perrone.

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