Non si trattò di tentato omicidio, ma di lesioni gravi, oltre a porto illegale d’arma da fuoco e spari in luogo pubblico. Derubricazione del reato principale e patteggiamento della pena a un anno e dieci mesi per il 47enne di Oria Giovanni Biasco noto come “Setti capiddi” (sette capelli), che tra il 2 e il 3 settembre scorsi ferì a colpi di pistola un 17enne nel centro della cittadina federiciana. Così ha deciso ieri il gip del Tribunale di Brindisi Vittorio Testi, dopo che il pubblico ministero Luca Micele e il legale di Biasco, Pasquale Annicchiarico, avevano concordato l’applicazione della pena su richiesta.
Il giudice, ratificata la condanna, ha anche disposto che il 46enne uscisse dal carcere e fosse sottoposto alla misura della detenzione domiciliare, misura ritenuta meglio commisurata rispetto ai fatti accertati.
I fatti, appunto. Erano circa le 3 di quel caldo 3 settembre e nonostante l’ora tarda, il cuore della “movida” di Oria ancora pullulava di gente.
La normalità fu d’un tratto turbata da una baraonda cominciata più giù, tra via Manduria e piazza Lorch per poi culminare in piazza Manfredi, dove qualcuno esplose un paio di colpi di pistola. Fu il panico generale: un ragazzo stramazzò al suolo, un uomo cominciò a fuggire. Il 17enne fu soccorso dal 118 e trasportato in ospedale a Brindisi, con una pallottola conficcata tra polpaccio e caviglia della gamba destra. I carabinieri gli chiesero se avesse idea di chi fosse stato, ma il ferito disse di non aver riconosciuto lo sparatore. Gli investigatori notarono come il ragazzo fosse intento a cancellare dei messaggi da Whatsapp e gli sequestrarono lo smartphone. Nell’apparecchio s’imbatterono in una conversazione tra la vittima e suo fratello, con quest’ultimo che a un certo punto gli chiedeva se ad aver sparato fosse stato “Giovanni Sette capiddi”. La risposta del ferito fu affermativa.
Dopo l’operazione, i carabinieri lo misero di fronte all’evidenza e in quel momento il 17enne confermò di aver in realtà riconosciuto proprio Biasco, poi allontanatosi alla guida di una Daewoo Matiz. Biasco fu cercato a casa dei suoi, dove vive, ma non c’era. Trascorse diverso tempo, ma il 23 ottobre i carabinieri della Stazione di Oria, al comando del luogotenente Roberto Borrello, riuscirono a stanare il fuggitivo: si nascondeva in un’abitazione del centro storico.
In un primo momento provò a fuggire, ma alla fine fu costretto ad arrendersi anche perché i militari avevano “cinturato” l’area. In casa furono trovate anche una pistola calibro 7.65 di fabbricazione belga, perfettamente funzionante, munita di caricatore con cinque colpi inseriti, oltre a 30 grammi di marijuana. Interrogato dal gip Valerio Fracassi, alla presenza del suo legale, Biasco disse di non aver mai avuto l’intenzione di ferire né di uccidere, semmai di intimorire per difendere un amico che era stato aggredito – a suo dire – da più persone. Poi seguì l’accordo, ritenuto congruo, tra Procura e difesa.
La versione di Biasco è risultata credibile: non si trattò di tentato omicidio, ma di lesioni gravi. Un anno e dieci mesi, in regime domiciliare.
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