Un bambino di seconda della scuola primaria ha scritto in un tema sul papà “Non mi piace quando fa male alla mamma”, segnalando di fatto i maltrattamenti del marito ai danni della moglie anche davanti agli occhi del figlio (risiedono tutti in un comune della provincia di Brindisi).
Quel tema è finito tra le prove di un processo dinanzi al Tribunale penale di Brindisi (presidente Tea Verderosa) che vede l’uomo, difeso dall’avvocato Raffaele Missere del foro di Brindisi, imputato proprio per maltrattamenti in famiglia. Parte civile in quel processo è la donna, rappresentata dall’avvocato Michele Iaia del foro di Bari.
All’ormai ex marito presunto maltrattore si contestano episodi di violenza domestica accompagnati anche da minacce di morte, come quella volta in cui fece trovare all’ex moglie una foto di lei con l’anello di fidanzamento e in mezzo a quest’ultimo un coltello a trafiggere l’immagine.
L’imputato – un operaio edile – fu a suo tempo destinatario di un divieto di avvicinamento, emesso dalla gip Stefania De Angelis, che si tramutò in arresti domiciliari a causa del persistere delle condotte oggetto di denuncia. La parte civile ha riferito in sede processuale anche dell’uso improvviso di cocaina, hashish e marijuana da parte dell’uomo, il che – a dire di lei – avrebbe ulteriormente complicato le cose. In precedenza – ha sostenuto – era un gran lavoratore e assumeva soltanto caffè, neanche un goccio di alcol. Poi, a quanto pare, la trasformazione in peggio. Ovviamente da accertare, come tutto il resto. La pubblica accusa è sostenuta dal sostituto procuratore Luca Miceli.