Per la difesa del 19enne residente nel brindisino, unico indagato per violenza sessuale e istigazione al suicidio in relazione alla morte della studentessa 21enne Juliet Tronet, in Erasmus a Lecce, non ci fu alcun abuso ma un rapporto consensuale tra i due giovani.
La linea seguita dall’avvocato Aldo Gianfreda, che difende il 19enne al primo anno di università, è questa: Juliet e il ragazzo si erano conosciuti il 18 ottobre nella movida leccese – presente anche un’altra ragazza straniera amica di Juiet – e dopo essere stati per locali, avevano fatto ritorno a casa insieme abitando nella stessa zona.
Durante il tragitto i due si sarebbero scambiati effusioni e poi sarebbero saliti insieme nell’appartamento di Juliet in via Pappacoda, mentre l’amica nel frattempo si era allontanata. Di sopra sarebbe accaduto ciò che può accadere tra un uomo e una donna, cioè che finiscano a letto insieme e facciano sesso. Successivamente il ragazzo sarebbe andato via, tornandosene a casa sua.
All’indomani dell’incontro, però, Juliet si è recata al pronto soccorso dell’ospedale Vito Fazzi, riferendo di essere stata violentata. Il personale sanitario ha effettivamente riscontrato il rapporto di qualche ora prima, ma la ragazza si sarebbe rifiutata di sottoporsi a esami più approfonditi né ha sporto denuncia. Nella serata di domenica scorsa, 22 ottobre, la drammatica scoperta: Juliet si era impiccata.
La polizia è risalita al 19enne che è stato iscritto nel registro degli indagati, un atto dovuto in vista dell’autopsia eseguita ieri dal medico legale Alberto Tortorella e dalla quale non sono emersi segni di colluttazione. L’avvocato definisce il suo assistito come di sani principi cresciuto in una famiglia a modo. La polizia ha sequestrato lo smartphone del 19enne, che ha mostrato ai poliziotti un selfie in compagnia di Juliet nelle scale dell’abitazione di quest’ultima, scattato proprio quella sera. Le indagini, coordinate dalla Procura di Lecce, proseguono.
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