Sputò sul volto di un agente e spintonò un infermiere: assolto 45enne, il fatto non costituisce reato

Sputò sulla faccia di un infermiere e resistette a un agente di polizia penitenziaria: un 45enne residente a Manduria è stato assolto “perché il fatto non costituisce reato” dalla giudice Luana Loscanna. Il detenuto, infatti, quel giorno era in preda a una crisi epilettica e quindi non era in grado d’intendere e di volere, come sostenuto a processo dal suo avvocato di fiducia Giuseppe Pomarico del Foro di Brindisi. I fatti risalgono al 24 agosto 2018.

Quel giorno, P.M. era recluso nella casa circondariale di Taranto (condannato per evasione e droga) e accusò un malore – in particolare, una crisi – e quando in cella si presentarono un assistente capo della polizia penitenziaria e un infermiere per soccorrerlo, questi resistette e nel tentativo di divincolarsi, spintonò i due e persino sputò colpendo la guardia sul viso.

Siccome il detenuto era affetto da epatite C, l’agente in seguito si sottopose ad accertamenti sanitari per capire se in qualche modo potesse essere stato contagiato. Sia l’agente che l’infermiere sporsero denuncia-querela nei confronti dell’autore del gesto, che fu citato a giudizio.

L’avvocato Pomarico

Il pubblico ministero ne aveva chiesto la condanna a nove mesi di reclusione, ma in accoglimento delle tesi della difesa la giudice è stata di diverso avviso: “(…) l’atto, oggettivamente offensivo, di sputare in volto, è stato compiuto dall’imputato nel momento della sua crisi, in stato di agitazione e non è dato ritenere che lo stesso fosse finalizzato ad ostacolare l’operato dei soggetti intervenuti nella cella; circostanza rappresentata dallo stesso (…, agente penitenziario) che ha affermato di non essere sicuro che gli sputi in volto fossero legati alla sua presenza ma probabilmente allo stato di agitazione del detenuto”, si legge in sentenza.

E ancora: “A questo punto, non vi sono ragioni per non ritenere credibile la versione dei fatti offerta dall’imputato, il quale ha affermato di essere epilettico e che quanto è in corso una crisi, non ricorda nulla di quello che poi in quel momento può accadere. Ed invero, nell’immediatezza dei fatti, ha dichiarato ‘non ricordo nulla di quanto accaduto, chiedo scusa per quanto accaduto'”. Di qui l’assoluzione piena, l’uomo quel giorno e in quel frangente non era in sé.

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