Il pubblico ministero ne aveva chiesto la condanna a tre mesi per lesioni personali nei confronti della donna con la quale si frequentava, ma il giudice l’ha assolto perché il fatto non sussiste. Un lungo processo, quello che ha visto come imputato un 52enne di Avetrana in provincia di Taranto, a seguito di una denuncia – querela sporta nel 2016 a suo carico da una 38enne. L’uomo era stato accusato di aver insultato, strattonato, fatto cadere e ferito la parte offesa – residente al Nord – con la quale aveva intrecciato una relazione dai contorni a tratti burrascosi.
Un giorno di febbraio di quell’anno, i due si ritrovarono in una pizzeria e ne nacque, per così dire, uno scambio di vedute. L’avetranese, infatti, aveva deciso di troncare dopo aver scoperto delle cose sul conto di lei che non gli erano piaciute. Una decisione – stando a quanto emerso in aula – che la donna non aveva preso benissimo e che la portò ripresentarsi a sorpresa ad Avetrana forse per cercare di recuperare in qualche modo il rapporto nel periodo di San Valentino, festa degli innamorati. Non ci fu però nessun recupero e dopo qualche giorno la donna ripartì alla volta del Veneto.
Il 18 maggio successivo, decise di denunciare il suo ex fidanzato o frequentatore che dir si voglia, accusandolo tra le altre cose di averla picchiata e di averle mostrato una pistola scaricandole i proiettili addosso. La donna riferì di aver lasciato in Puglia anche diversi effetti personali che avrebbe voluto riprendersi: abbigliamento, profumi, gioielli, oggetti da cucina ed elettrodomestici.
Disse anche di aver subito vessazioni, intimidazioni, minacce e sudditanza psicologica, oltre ad aver allegato alla denuncia documentazione medica per dimostrare i danni fisici a suo dire patiti. Una versione dei fatti ritenuta credibile dal pubblico ministero della Procura di Taranto, che aveva chiesto un decreto penale di condanna a 11.250 euro di multa per il 52enne.
La difesa di quest’ultimo, sostenuta dall’avvocato Michele Iaia del Foro di Bari, si oppose e fu quindi celebrato un processo con rito ordinario. Le numerose testimonianze e il controesame della denunciante hanno man mano fatto emergere incongruenze tra quanto narrato dalla parte civile e quanto realmente accaduto riguardo circostanze di tempo, di luogo e fattuali. Tanto che, alla fine, lo scorso 10 ottobre il giudice monocratico del Tribunale di Taranto, Antonio Giannico, ha messo la parola fine a questo primo grado di giudizio – ammesso ne seguano altri – assolvendo l’imputato con formula piena “perché il fatto non sussiste”. La motivazione sarà depositata entro 90 giorni.