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Omicidio Stasi, dalla droga all’esecuzione sotto casa: Paolo e sua madre avevano un debito di 5mila euro. Indagate in tutto otto persone

Avviso di conclusione delle indagini preliminari per otto indagati a margine dell’inchiesta partita dall’omicidio del 19enne Paolo Stasi, avvenuta lo scorso 9 novembre sotto casa sua in via Occhibianchi a Francavilla Fontana. Oltre al 18enne Luigi Borracino (al tempo minorenne) e al 21enne Christian Candita, difesi dagli avvocati Maurizio Campanino e Michele Fino, figurano altre sei persone a loro in qualche modo vicine.

Borracino e Stasi sono chiamati a rispondere principalmente di concorso in omicidio aggravato da premeditazione e futili motivi, ma anche di detenzione e porto di armi, spari in luogo pubblico e reati in materia di stupefacenti. Gli stessi reati, quelli in materia di droga, contestati a vario titolo dal pubblico ministero Giuseppe De Nozza alle altre sei persone tenute sotto osservazione durante le indagini. Tra loro figura anche Annunziata D’Errico, 53 anni, madre di Paolo Stasi: quale indagata è difesa dall’avvocato Francesco Monopoli, quale parte offesa – per la perdita del figlio – è assistita dall’avvocato Domenico Attanasi dello Studio Open Avvocati (che tutela anche il padre di Paolo Stasi e la sorella Vanessa).

La presunta causa scatenante il delitto – consumato intorno alle 17.30 di quel 9 novembre – sarebbe stato un debito di 5mila euro maturato da Paolo e Annunziata, i quali avrebbero non soltanto confezionato le sostanze ma le avrebbero anche consumate proprio a casa loro. Borracino nei giorni scorsi ha confessato l’omicidio, ma ha escluso ogni intenzione di uccidere e ancor più la premeditazione. Secondo il pm, invece, quella premeditazione emergerebbe da un sopralluogo in via Occhibianchi e dintorni effettuato in data 5 novembre proprio da Borracino e Candita.

I due, quattro giorni dopo, si sarebbero ripresentati a bordo della Fiat Grande Punto di Candita – vetri posteriori oscurati – per regolare i conti con Stasi. Al pm Borracino ha riferito di aver agito d’impulso dopo che Stasi aveva minacciato di raccontare tutto ai carabinieri. E allora, anziché semplicemente minacciarlo, gli sparò contro due colpi di revolver dal piccolo calibro – come da lui stesso detto – poi gettato tra le campagne, un colpo dei quali traforò il cuore di Stasi e ne causò di fatto il decesso.

E gli altri indagati che c’entrano? È emerso nel corso delle indagini da parte dei carabinieri del Nucleo investigativo di Brindisi e del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Francavilla Fontana un “giro” legato a detenzione e spaccio, cui Borracino e Candita erano dediti con altri giovani a loro prossimi (anche due donne). Approvvigionamento delle sostanze – hashish, marijuana, cocaina ed eroina – in più località (Taranto, Bari, Noicattaro) e poi immissione delle stesse sul mercato nero delle cessioni al dettaglio, principalmente proprio nella Città degli Imperiali.

Un giro nel quale sarebbe stato coinvolto con la madre – quali custodi, confezionatori e assuntori – anche Paolo Stasi che però quel giorno pagò con la vita le cattive frequentazioni. Il collegio difensivo, oltre ai legali già citati comprende anche Andrea Francesco D’Arpe e Giulio Marchetti, i quali difendono alcuni tra gli indagati minori in questo procedimento.

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