Anziana carbonizzata in campagna, eseguita l’autopsia: si attende l’esito degli esami istologici e del sangue per stabilire le cause del decesso

È stata eseguita ieri l’autopsia sul corpo di Cosima D’Amato, 71enne il cui cadavere carbonizzato era stato trovato una settimana fa in un’abitazione di sua proprietà andata a fuoco in contrada Augelluzzi a San Michele Salentino.

Il figlio 47enne Alberto Villani è indagato per il suo omicidio volontario aggravato, incendio e violazione degli obblighi imposti dall’Autorità (avvicinarsi alla madre). Nei confronti di Villani, difeso dall’avvocato Bartolo Gagliani, era stata emessa dal gip Vittorio Testi del Tribunale di Brindisi un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’esame autoptico, disposto dal sostituto procuratore Alfredo Manca, è stato effettuato presso il cimitero di Ostuni dai medici legali Domenico Urso e Roberto Vaglio, coadiuvati dalla genetista Giacoma Mongelli. L’accertamento ha compreso anche radiografie utili a comprendere se sulla salma – irriconoscibile – ci siano segni di violenza.

Saranno comunque gli esami istologici e del sangue a fugare un dubbio: è stato l’incendio a causare la morte dell’anziana o era già deceduta in precedenza? I rapporti tra Villani e la donna erano altalenanti, tanto che nel febbraio 2022 a carico del figlio era stato emesso un divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla madre. In precedenza se l’era presa anche con il suo patrigno, oltre che con lei.

Nella notte di martedì della scorsa settimana, Villani aveva chiesto a un vicino di contattare i vigili del fuoco perché l’abitazione nella quale risiedeva stava prendendo fuoco e il suo telefono era rimasto all’interno della stessa. All’arrivo dei pompieri aveva riferito che in casa non c’era nessuno, invece quelli avevano trovato nel soggiorno il cadavere di Cosima D’Amato. Quindi Villani corresse il tiro col dire di aver immaginato sua madre fosse rincasata a piedi in via Cavour, a due chilometri circa da contrada Augelluzzi. Un’ipotesi ritenuta sin da subito non credibile dai carabinieri della Compagnia di San Vito dei Normanni e dal pubblico ministero. Nel pomeriggio proprio Villani era andato a prendere la donna da via Cavour per condurla in campagna, dove avrebbe dovuto incontrare un geometra e un potenziale acquirente della villetta rurale che lei aveva ereditato dal marito. Quell’incontro era saltato a causa della sopravvenuta indisponibilità del potenziale acquirente, anche se il geometra non era riuscito a comunicarlo né a Villani né, tantomeno, a sua madre.

Villani, prima che l’incendio fosse segnalato, si era recato in via Cavour alla guida della Fiat Panda di sua madre e aveva cercato invano di accedervi. La scena era stata immortalata da alcune telecamere di sorveglianza presenti nella zona: era vestito in maniera diversa rispetto a come poi pompieri e carabinieri l’hanno trovato al momento dei soccorsi. Rientrato in campagna, indossava soltanto, una felpa, degli slip e un paio di calzini. Inoltre – sporco di fuliggine e già ebbro – aveva con sé una bottiglia di vino bianco, che stava consumando.

Dopo le prime dichiarazioni, Villani aveva chiesto immediatamente un avvocato senza che neppure gli fosse stata mossa una qualsiasi contestazione, poi si era chiuso nel silenzio sia con gli investigatori che col pm. In seguito si era avvalso della facoltà di non rispondere anche dinanzi al gip in sede di convalida. I suoi precedenti, gli indizi mesi in fila e il pericolo di fuga hanno condotto il giudice a confermarne la permanenza cautelare in carcere, dove tuttora si trova dopo un rapido passaggio in ospedale: gli erano state infatti riscontrare le fratture di tre coste. Si chiede, tra le altre cose, il pm: quelle fratture sono conseguenti al tentativo di resistere al fermo oppure a una precedente colluttazione domestica? Se ne saprà di più nel prosieguo del procedimento. Intanto, restano sotto sequestro tanto l’immobile incendiato, quanto l’auto di proprietà della vittima.

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