Il prof Tardio va in pensione dopo 40 anni nella scuola: “Ho voluto più bene ai miei ragazzi che a Dio, ma so che mi perdonerà”

Il professore Mimmo Tardio, anche ex consigliere comunale, quest’anno va in pensione e ha scritto una lettera aperta per salutare studenti, colleghi e genitori conosciuti in tutti questi anni di servizio nella scuola. Quasi 40 anni di Religione a partire dalla scuola media Virgilio di Francavilla Fontana e la Benedetto Croce di Latiano. Nel 1988 l’approdo al classico Vincenzo Lilla, poi lo scientifico Francesco Ribezzo fino al 2000. Da allora fino al 2017 solo classico Lilla, dove per dieci anni è stato anche vice preside. Dal 2018 fino all’altro giorno, di nuovo scientifico Ribezzo.

Eccola la sua lettera aperta:

Un saluto opportuno a tutti voi,

il mio percorso educativo e formativo è stato segnato dall’ “I care: mi interessa, mi importa, mi sta a cuore” di don Milani. Non c’è stato un solo momento, nella mia vita di docente e di cittadino, in cui non mi sia fatto guidare dal suo pensiero, non l’abbia spesso citato (come in questa lettera) lasciandomi, anche, sollecitare dalle sue provocazioni.

In questo percorso c’è stato posto, sempre e solo, per i tanti ragazzi che ho incontrato, a cui ho riservato il mio spazio di vita aperto ed accogliente. C’è stato posto per tutti, anche per chi pensava di sentirsi al di fuori, ma sono stati pronti ad entrarvi con la loro libertà. E la cosa più bella è stata che quello che loro credevano di stare imparando da me sono io che l’ho imparato da loro”.

I paletti che hanno dato solidità al mio percorso sono stati: la Costituzione, il Vangelo, la laicità, pilastri che mi hanno aiutato a mantenere un equilibrio e operare quel discernimento in grado di dare spazio alla diversità e pluralità di scelte e di orientamenti.

Questi anni, dopo un rodaggio nelle Scuole Medie, li ho vissuti al Liceo Lilla, la scuola a cui devo ciò che sono diventato, per concludersi poi, gli ultimi 6 anni al Liceo Ribezzo. Un tempo speso sotto la guida solerte dei dirigenti, con cui ho collaborato, e nell’incontro con tanti Colleghi diversi che mi hanno aiutato a crescere prima, a confrontarmi dopo, a maturare adesso.

Uno spazio lo voglio riservare ai tanti collaboratori scolastici che sono stati un supporto e sostegno nelle tante e diverse attività che ho messo in atto per l’esclusivo bene e interesse della comunità educativa. Riconosco che sono stato accettato con i miei limiti, difetti e fragilità. Per tutto questo non posso che usare parole di scuse e, nello stesso tempo, di gratitudine.

Un impegno che è stato una sfida, nata subito dopo l’approvazione della revisione del nuovo concordato, per investire tutte le mie risorse nell’IRC mettendo al centro i miei ragazzi verso cui “ho voluto più bene a loro che a Dio, ma ho la speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze”.

Una missione educativa maturata nella mia comunità parrocchiale del Carmine da cui ho sempre ricevuto sostegni, stimoli e incoraggiamenti, e accresciuta grazie ai direttori dell’ufficio IRC .

Avrei potuto farlo insegnando discipline giuridiche ed economiche, ed invece ho voluto sperimentare una modalità nuova di svolgere l’insegnamento della religione nel contesto di una scuola in continua trasformazione. Tutto questo è avvenuto nel corso di un cambiamento d’epoca, che ha coinvolto tutti, credenti e non credenti e dove il magistero di Papa Francesco mi ha confermato la comune appartenenza alla famiglia umana e che non possiamo sottrarci all’esortazione del Priore di Barbiana: “a che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca “.

In questo lungo percorso della mia vocazione educativa intendo esprime i segni della più profonda gratitudine ai Vescovi che mi hanno consegnato e confermato il mandato di IRC, a cominciare dal mons. Armando Franco che ha riconosciuto prima di me stesso ciò che volevo fare e realizzare, per giungere, oggi, a mons. Vincenzo Pisanello, nelle cui mani rimetterò quell’impegno educativo svolto nel rispetto delle disposizioni concordatarie e dell’autonoma libertà didattica che mi è stata sempre riconosciuta.

Quando si arriva ad un’età nella quale non abbiamo più bisogno di lottare per procurarci di che vivere, di come organizzare la propria vita, non vuol dire ritirarsi ma, per vedere cosa ci riserva questo tempo opportuno, bisogna alzare lo sguardo per andare oltre le cose che si vedono, per cercare quelle che non si vedono. 

Con tutta la mia fraterna amicizia.  

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