Di seguito una nota da parte dei sindacati Fials e Confsal, che nei giorni scorsi hanno incontrato il ministro Schillaci:
Fondo sanitario nazionale, i CCNL sanità pubblica e privata e l’integrazione ospedale territorio, oltre al PNRR. Questi i temi affrontati nella mattinata dell’altro ieri nel corso del tavolo convocato dal ministro della Salute Orazio Schillaci con il sottosegretario Gemmato, alla presenza dei sindacati, e che ha fatto seguito agli impegni presi nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi del 30 maggio scorso.
All’incontro erano presenti il vice segretario generale CONFSAL e Segr. Gen. FIALS Giuseppe Carbone, il segretario nazionale FIALS Elena Marrazzi ed il vice segretario generale nazionale Massimo Mincuzzi.
Il Ministro ha parlato della necessità di un cambio di prospettiva. Dopo la pandemia – ha detto – non bisogna più mettere ‘toppe’ al sistema sanitario, ma bisogna valorizzare il personale e porre più attenzione alla cura dei cittadini, attraverso un significativo incremento finanziamento del SSN. Occorre, cioè, una riforma strutturale che miri alla valorizzazione nel suo complesso del SSN Attraverso i fondi del PNRR, è necessario potenziare la medicina territoriale, per tornare ad essere più attrattivi. Bisogna investire nella digitalizzazione, investire nella prevenzione, tanto più che l’Italia è il secondo paese al mondo per longevità. E nonostante l’aumento dei costi, dobbiamo garantire il massimo delle cure ai cittadini.
“Come CONFSAL– ha detto nel corso dell’incontro il vice segretario generale Confsal e segretario generale Fials Giuseppe Carbone – ritengo di poter dare il mio contributo, facendo delle osservazioni che sono fin troppo evidenti. Su tutte, il fondo sanitario nazionale che viene ripartito in maniera non equa. Di fatto, è come se in Italia ci fosse già l’autonomia differenziata. Lo stesso vale per il SSN che di nazionale ha ben poco, visto che le Regioni legiferano autonomamente.
Idem quando parliamo di risorse: ci preoccupiamo di finanziare i nuovi ospedali, ci preoccupiamo di finanziare le case di comunità, ma di tutti gli ospedali prima operativi ed oggi chiusi ed ormai obsoleti, ci siamo mai chiesti cosa vogliamo farne? Li abbiamo mai messi sul mercato per cercare di portare risorse economiche? Se iniziamo a fare queste valutazioni, credo che inizieremmo a dare risposte serie anche alla problematica delle risorse finanziarie, per le quali rivendichiamo giusti riconoscimenti per i rinnovi contrattuali. In quanto, invece, alle case di comunità, sono convinto che stiamo creando cattedrali nel deserto, perché nel momento in cui ci manca il materiale umano, non so che tipo di professionalità potremo utilizzare al loro interno.
Da anni, per quanto ci riguarda – parlando anche con i vari ministri – abbiamo sollecitato l’aumento dei costi per la formazione del personale sanitario e dei medici, ma non siamo stati ascoltati, perché su questo argomento la voce grossa la fanno i cattedratici, gli universitari.
Oggi, in mancanza di personale, ci preoccupiamo del fatto che arrivi gente dall’India e da Cuba, ma in tutti questi anni non ci siamo mai preoccupati del motivo per cui i nostri professionisti abbandonavano la professione. Rispetto alle risorse per il contratto pubblico, mi meraviglio quando su questo tavolo facciamo la distinzione tra sanità pubblica e privata. Io non riesco a farla questa distinzione, perché per me la sanità privata è la sanità pubblica: nel momento in cui è finanziata, non si può dire che sia privata.
E’ sanità privata privilegiata, questo sì, perché le si consente di scegliere le patologie in cui si guadagna; mentre al pubblico diamo tutto ciò che è meno utile e sul quale guadagniamo meno. Ecco perché la sanità privata diventa sempre più ricca e diventa anche concorrente rispetto al pubblico. Una cosa di estrema gravità, perché molti lasciano il pubblico per andare a lavorare nel privato.
Inoltre sappiamo quantificare ogni mese quanti milioni di euro di materiale che scade viene gettato in tutti gli ospedali d’Italia? E’ una responsabilità nostra o vogliamo individuare i veri responsabili? Possiamo consentire che ogni Regione legiferi a modo proprio in contrapposizione alle disposizioni anche nazionali? Vuole il Ministero intervenire per dare direttive univoche su tutto il territorio nazionale, per far sì che non ci siano Regioni che vanno avanti ed altre che vanno indietro?
Se riusciamo ad entrare nel vivo di queste questioni, sono certo che noi possiamo dare un contributo al ministero, alle regioni ed a trovare le giuste risorse economiche per dare i giusti riconoscimenti a tutti i lavoratori, nessuno escluso. Ben vengano le riunioni come questa, ma mi aspetto una collaborazione che abbia un’unica finalità: salvare il SSN e difendere i lavoratori, ma soprattutto preoccupiamoci del povero cittadino a cui viene sbarrato l’accesso alle cure. Siamo in un vicolo cieco. Cerchiamo di intraprendere la strada giusta. A partire da oggi”. Esprimiamo soddisfazione per l’iniziativa de Ministro e del sottosegretario Gemmato che hanno deciso di aprire un tavolo di confronto permanente con le OOSS. Quella di oggi è solo la prima puntata di un confronto che affrontiamo con fiducia nell’apertura dimostrata dal Governo.