Quando ancora imperversava la pandemia, con tutte le sue straordinarie restrizioni, si allontanò da casa – nonostante fosse positivo al Covid-19 – per andare a controllare in campagna e anche per comprare le sigarette. Incontrò i carabinieri che lo fermarono e multarono perché se ne sarebbe dovuto stare a casa. Era il 25 aprile 2021. Il 63enne di Erchie G.A. lo fece mettere a verbale il motivo per il quale era uscito e raccontò i fatti al suo legale di fiducia Michele Iaia del Foro di Bari, cui chiese espressamente di opporsi a una sanzione a suo dire ingiusta.
Ciononostante, nel mese di dicembre 2021 fu sottoposto a giudizio immediato per aver violato, appunto, le imposizioni di contenimento dei contagi a quell’epoca ancora molto diffusi e pericolosi sia secondo il Governo, sia soprattutto secondo le Autorità sanitarie. Il suo legale si è opposto in tempi stretti a quanto contestatogli e, alla fine, ha avuto anche ragione: il fatto non sussiste, la formula col quale il 63enne ercolano è stato assolto dalle accuse mosse a suo carico proprio sulla base di quanto riferito dai carabinieri della Stazione di Erchie.
La motivazione del dispositivo, emesso dalla giudice Anna Guidone del Tribunale di Brindisi in data 17 maggio scorso, sarà depositata entro 90 giorni, ma la sentenza tiene evidentemente conto delle tesi difensive. Tesi difensive secondo le quali, fondamentalmente, l’uomo non avrebbe sostanzialmente nociuto alla salute pubblica col suo comportamento, giacché né nei terreni agricoli di sua proprietà, né al distributore di sigarette avrebbe incontrato anima viva. Solo, per sua sfortuna, incrociò in auto i militari dell’Arma ai quali risultava – erano i rigidi protocolli pandemici – che fosse positivo a quel virus letale. Gli contestarono quel reato per così dire provvisorio – in quanto legato a quel particolare periodo storico – e gli comminarono una sanzione ritenuta giusta. Non così per la giudice che, ascoltate le ragioni dell’imputato e dell’avvocato Iaia, ha deciso di mandare assolto l’uomo, poi guarito dalla malattia che, come tanti, a quell’epoca, aveva contratto. Formula piena: il fatto non sussiste. Quel giorno e a quell’ora probabilmente era incapace di contagiare qualcuno, eppure si ritrovò ad affrontare un processo. Nessun reato, nessuna multa. In fin dei conti, ebbe ragione lui.