di Eliseo Zanzarelli
Quelle intercettazioni non erano utilizzabili e quindi l’imputato, in secondo grado, è stato assolto con formula piena “per non aver commesso il fatto” e pende un ricorso in Cassazione al fine di estendere l’assoluzione anche agli altri coimputati. I reati contestati, accertati perlopiù con mezzi tecnici dai carabinieri, risalgono al periodo compreso tra il 13 febbraio e il primo aprile 2020. Cinque persone – di Erchie e Avetrana (Taranto) – furono accusate di aver messo in piedi un giro di detenzione e spaccio di stupefacenti. Nell’ascoltarne le conversazioni telefoniche, gli investigatori giunsero a questa conclusione e documentarono delle cessioni di droga e a sequestrare 95 grammi di cocaina. Il quintetto finì così a processo a Taranto e in primo grado il Tribunale stabilì che sì, tre di loro erano colpevoli mentre due innocenti. G.C.F., 31 anni di Avetrana, e C.E.D.T, 31enne di Erchie, furono condannati a tre anni e quattro mesi di reclusione e 14mila euro di multa; G.L, 24enne di Erchie, fu condannato a sei mesi di reclusione e 1.200 euro di multa per via della lieve entità del fatto. Assoluzione in primo grado invece per i restanti due imputati: A.D., 24enne di Avetrana, e G.S., 53enne di Erchie.
Condanne, soprattutto le prime due, che non convinsero il difensore di fiducia dei presunti colpevoli, ossia l’avvocato Michele Iaia del Foro di Bari, che decise di proporre appello specificando come le pene fossero eccessive, non fossero state concesse le attenuanti e il quantitativo di sostanza sequestrata fosse tutto sommato di piccola entità. Per quanto concerne G.L., invece, l’avvocato Iaia ha sostenuto che la pronuncia del Tribunale di Taranto non avesse tenuto conto del principio di diritto secondo cui non può farsi utilizzo di intercettazioni telefoniche in procedimenti relativi a delitti per il quali non è previsto l’arresto in flagranza se quelle intercettazioni erano in origine disposte per un’altra ipotesi di reato. E, infatti, quell’indagine partì dalla denuncia di un tentativo di incendio presso un negozio di abbigliamento, proprio a Erchie, sempre nel 2020. Carabinieri e Procura ipotizzarono che dietro vi potesse essere un’estorsione e misero sotto controllo l’utenze telefonica del denunciante per poi scoprire altro: appunto, il giro di droga. L’impianto difensivo, incontrato il giudizio favorevole da parte dei magistrati della Corte d’Appello di Lecce – Sezione di Tarantp, ha condotto all’assoluzione di L.G. “per non aver commesso il fatto” e alla riduzione di pena, per F.C.G. e D.T.C.E, da 3 anni e 4 mesi a 2 anni e 8 mesi di reclusione più 11.555,56 euro di multa. La tesi dell’inutilizzabilità delle intercettazioni è stata quindi accolta, ma l’avvocato Iaia ritiene che vada estesa anche agli altri due suoi assistiti e perciò si è rivolto alla Suprema Corte.