Solo qualche domanda per i quattro candidati sindaco di Oria. Si andrà in ordine sparso, ma dando lo stesso spazio a tutti. Le domande sono identiche per ciascuno di loro. Cominciamo da Alfonso Panzetta (Oltre) che ha nella sua lista la maggior parte degli amministratori comunali uscenti – come noto, quattro sono confluiti nella lista La città di tutti che fa capo al candidato Cosimo Pomarico -. Questo è il turno di Panzetta, poi passeremo in rassegna anche gli altri competitor:
Qual è, a suo avviso, la principale criticità di Oria? E quale la sua ricetta per risolverla?
Economicamente Oria è una città caratterizzata per una “decrescita infelice”. Parliamo di uno dei paesi della provincia di Brindisi che a differenza di tanti altri non è cresciuto come reddito pro-capite rispetto al 2019. A parte qualche caso isolato, mediamente non vi è una crescita per quanto riguarda l’imprenditoria. Questo significa che non si creano posti di lavoro e la gente decide di andare a vivere altrove. La notizia che popolazione di Oria è scesa sotto i 15 mila abitanti fa capire che la decrescita non è solo una criticità ma è ormai diventata un’emergenza! Un SOS lanciato ad alta voce che la politica non può continuare ad ignorare, ma servono le competenze per poterlo gestire. Per il lavoro che svolgo con le imprese, saprei anche da dove iniziare per creare le condizioni per uno sviluppo economico sostenibile di breve, medio e lungo periodo.
Qual è il punto del suo programma elettorale che considera una chiave di volta per lo sviluppo di Oria?
L’economia di Oria può svilupparsi grazie al turismo. Attraverso una serie di interventi che puntano alla valorizzazione del centro storico e del patrimonio culturale materiale e immateriale, presente in abbondanza sul territorio, potrà essere riqualificata l’offerta culturale e turistica per fare in modo che accrescano le presenze ed i giorni di permanenza dei turisti a scopo culturale, naturalistico, religioso ed enogastronomico. Far crescere il turismo significa, a cascata, far crescere tutti i servizi collaterali come ristorazione, artigianato, commercio e agricoltura. Ad esempio, l’idea di riqualificare il centro storico e creare le condizioni in modo che tanti giovani investano per aprire botteghe, negozi, B&B e piccola ristorazione, va proprio in questa direzione. In buona sostanza lo sviluppo turistico potrebbe diventare volano di sviluppo per l’intera economia del territorio.
Parliamo di castello. Una fase di stallo che dura ormai da troppi anni. Lei cosa e come farebbe per risolvere la questione?
Parliamo di un patrimonio culturale di importanza eccezionale per il territorio che rimane di proprietà privata. Non conviene a nessuno questa situazione di stallo, né alla collettività né tanto meno alla proprietà. Credo invece che con la ragionevolezza e l’unione di intenti si possano trovare dei punti di incontro con la proprietà per rendere fruibile per i cittadini e per i turisti uno dei monumenti più rappresentativi della nostra identità.
Oria cerca da molti anni di diventare borgo a forte attrazione turistica e quindi di convogliare gente dall’esterno. Su cosa bisognerebbe concentrarsi per migliorare ciò che c’è oggi?
Da sempre si parla di turismo. Prima della chiusura del castello e dello zoo di San Cosimo molto è stato fatto sul turismo scolastico e tanti pugliesi ancora oggi, ricordano Oria per quello che è stato fatto. Oggi bisogna puntare più in alto e fare in modo che sul nostro territorio ci sia un’attenzione a livello nazionale ed internazionale. La sfida lanciata nel far diventare Oria Capitale Italiana della Cultura per il 2028 va in questo senso. Una candidatura che consentirà di avere una visibilità a livello nazionale e che inevitabilmente porterà con se una riformulazione dell’offerta turistica ed investimenti sulla valorizzazione del patrimonio culturale materiale ed immateriale.