Nessuna truffa per agente di polizia penitenziaria: assolto con formula piena. Non cercò d’imbrogliare sull’orario di entrata in servizio

di Eliseo Zanzarelli

Il fatto non costituisce reato. Con questa formula piena è stato assolto dal Tribunale di Lecce il 55enne S.Z., residente a San Donaci. La giudice Cinzia Vergine non ha ritenuto che la condotta contestatagli dalla Procura della Repubblica salentina sia davvero stata illecita. L’uomo, difeso di fiducia dall’avvocato Michele Iaia del Foro di Bari, fu rinviato a giudizio per un’ipotesi di tentata truffa. L’ex imputato è un agente della polizia penitenziaria, per la precisione un assistente capo coordinatore, in servizio presso il carcere di Lecce Borgo San Nicola. La pubblica accusa aveva chiesto sei mesi di reclusione.

L’avvocato Michele Iaia

Secondo l’accusa, quel 18 marzo 2022 avrebbe imbrogliato sull’entrata in servizio così truffando il suo datore di lavoro e cioè il Ministero della Giustizia. Si legge nel capo d’imputazione che “mediante artifici e raggiri consistiti nell’attestare la propria presenza in servizio in orario diverso da quello effettivo, a tal fine fraudolentemente indicando nel registro cartaceo delle presenze, denominato Kronos”, l’ingresso in servizio alle ore 6.50 del 18 marzo 2022, nel mentre si accertava, attraverso la visione dei filmati registrati dai sistemi di videosorveglianza, che egli aveva fatto ingresso presso il luogo del lavoro in orario successivo, precisamente alle ore 7.24.51″.

E quindi avrebbe ottenuto la corresponsione di una quota di retribuzione superiore per solo 35 minuti. Quanto può eventualmente pesare una mezz’ora sulla retribuzione di un sovrintendente penitenziario? Poche decine di euro e anche su quest’aspetto, ma non solo su quest’aspetto, si è fondata la difesa dell’avvocato Iaia. Non solo. Il legale ha fatto notare come non fosse stato controllato a monte come in quella stessa data il suo assistito fosse uscito dal servizio fuori dal normale orario senza però aver mai chiesto uno straordinario, che in teoria gli sarebbe pure spettato.

In ogni caso, la giudice del Tribunale di Lecce si è riservata il deposito della motivazione entro 60 giorni. Da lì si comprenderà meglio cosa l’abbia indotta a optare per quella formula piena “perché il fatto non costituisce reato” e di fatto a smontare l’iniziale impianto accusatorio che pure aveva passato il vaglio dell’udienza preliminare.

Può comunque tirare un sospiro di sollievo l’agente della Penitenziaria: quel giorno non tentò di arricchirsi indebitamente ai danni dello Stato né tentò di truffare il suo datore di lavoro. Nel frattempo, il poliziotto ha comunque continuato a prestare regolarmente e puntualmente il suo servizio nella casa circondariale di Lecce, anche coordinando quello dei suoi colleghi. Il sereno dopo la tempesta a seguito di un anno per lui difficile anche a causa di un processo che, a quanto pare e a giudicare dall’esito, non sarebbe neppure dovuto iniziare.

Resta aggiornato

Iscriviti alle nostre newsletter

WP Twitter Auto Publish Powered By : XYZScripts.com