Droga dalla Città degli Imperiali al Tarantino, coinvolti anche quattro francavillesi: due in carcere. Arrestate in totale 19 persone

Stupefacenti dal Brindisino e in particolare da Francavilla Fontana al Tarantino e in particolare a Sava e Torricella. Oggi i carabinieri del Comando provinciale di Taranto hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 19 persone. I francavillesi sono due fratelli: Carlo, 50 anni, e Daniele Di Palmo. Un terzo fratello, anch’egli destinatario del provvedimento emesso dal gip del Tribunale di Lecce su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, è risultato irreperibile. Quindici dei 19 indagati sono finiti in carcere e un altro francavillese è indagato a piede libero, mentre tutte le altre persone finite sotto indagini risiedono in provincia di Taranto tra i comuni di Sava e Manduria.

La misure sono state eseguite dai carabinieri anche con l’ausilio dei Nuclei cinofili di Modugno e Tito, delle Aliquote di pronto Intervento di Brindisi, dello Squadrone carabinieri eliportato “Cacciatori Puglia”. Sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illegale di armi comuni da sparo e ricettazione, nei comuni di Sava e Torricella.

L’indagine è stata condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Taranto, con sistemi tradizionali, come servizi di osservazione e pedinamento, e mediante sofisticate attività tecniche.

La droga sarebbe provenuta, appunto, da Francavilla Fontana grazie a “soggetti evidentemente ben inseriti nel settore dei narcotici” per poi essere consegnata nelle mani dei pusher presenti nei due comuni tarantini.

Uno degli indagati, da cui sono partiti i controlli, “dopo un lungo periodo di detenzione, riacquistata la libertà, forte del suo carisma criminale, aveva sin da subito ripreso le redini delle attività criminose del suo territorio” di fatto stoppando i potenziali concorrenti a meno che non si fossero schierati dalla sua parte.

Come documentato, gli incontri tra i presunti sodali si sarebbero tenuti nel cimitero di Sava, una sorta di quartier generale ritenuto sicuro: “In quel luogo, sarebbero avvenuti, poi, i conteggi dei proventi dell’attività di spaccio, la suddivisione degli utili e in alcune occasioni anche il taglio dello stupefacente”. 

Tre fucili e munizioni anche per pistole sono stati recuperati in un loculo inutilizzato di proprietà di una famiglia di Sava. Sembra che a disposizione ci fossero anche dei giubbotti antiproiettile.

Un’attività ritenuta fiorente e lucrativa anche nel periodo della pandemia e nonostante le restrizioni del lockdown. Nel corso delle perquisizioni di rito nell’esecuzione dell’ordinanza, in casa di uno degli indagati sono stati sequestrati poi un fucile a canne mozzate con matricola abrasa, munizioni, confezioni di cocaina e hashish e un paio di manette.

È importante sottolineare che l’eventuale responsabilità degli indagati dovrà essere accertata con sentenza definitiva, valendo, fino ad allora, la presunzione di innocenza. 

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