di Eliseo Zanzarelli
Le tradizioni non si toccano neanche con un fiore, un po’ come le donne. Ne sono convinti gli storici portatori della statua di San Barsanofio che ieri, a Oria, dopo l’uscita del santo dalla basilica cattedrale, hanno incrociato le braccia in segno di protesta. Un paio di sacerdoti ha cercato di convincerli a desistere dal singolare sciopero, ma non c’è stato verso. “O si cambia il percorso oppure non ci considerate proprio”. Nessuna concessione, però, dinanzi alle loro pretese.
Protesta per cosa? E’ presto detto: per quello che, a loro dire, è stato uno stravolgimento della storia, l’ennesimo. La processione, infatti, non è transitata né da via Dragonetti Bonifacio né da via Milizia né, tantomeno, ha fatto sosta sul sagrato della chiesa di San Francesco di Paola. Quest’ultima è storicamente un luogo simbolo del culto barsanufiano: vi è una cripta intitolata al santo patrono di Oria e protettore della Diocesi. Quella chiesa, fino al 1170 ha ospitato le sacre spoglie di Barsanofio anacoreta e questo “snobismo” non è affatto piaciuto ai fedeli per così dire più ortodossi (nel senso laico del termine).
Il corteo religioso è stato comunque partecipato, perché è ancora forte e radicata a queste latitudini la venerazione per San Barsanofio, ma ha presentato delle novità non soltanto nel percorso ma anche nella liturgia. Nel corso di tre soste è stato recitato il Rosario, per esempio. Inoltre, dietro il simulacro del santo vi erano soltanto la sindaca Maria Lucia Carone, il comandante della polizia locale Angelo Chirulli e il funzionario diocesano Federico D’Amuri. Non c’erano il comandante dei carabinieri, luogotenente Roberto Borrello, né i due militari dell’Arma in alta uniforme che in passato hanno normalmente “scortato” il rito cattolico. Non vi erano neppure assessori e consiglieri comunali. Non erano presenti, inizialmente, i parroci di San Francesco d’Assisi don Giuseppe e di San Francesco di Paola don Francesco (quest’ultimo era in chiesa al rientro della processione).
Una processione insolitamente nuova, dunque. E un caso che potrebbe approdare nientemeno che in Consiglio comunale. La lettera aperta dei “portatori”, infatti, è stata protocollata in Comune e qualcuno tra gli amministratori locali se ne potrebbe fare portavoce per chiedere spiegazioni a nome di tutti. Perché, si sa, le tradizioni – specie in alcuni casi – sono considerate sacre. Nessuno, a differenza che in altre occasioni, si senta offeso…