Di seguito le considerazioni a caldo del prof Mimmo Tardio che sul Treno della Memoria ha accompagnato 45 tra studentesse e studenti con la dirigente Giuseppina Pagano e il collega Fabrizio Longo. Coordinatrice del progetto è stata la docente Giovanna Marchionna:
“Alcune riflessioni immediate sul Treno della Memoria che la Regione Puglia sostiene con determinazione da anni e che, quest’anno, dopo la lunga pausa della pandemia ha ripreso con una risposta degli studenti e delle famiglie ampia e convinta.
Circa 6 mila famiglie hanno creduto su questo progetto Didattico, Educativo e Formativo che dovrebbe avere in ogni anno scolastico la sua centralità.
Accompagnare i nostri studenti e studentesse vuol dire mettersi al loro fianco per dare la possibilità di lasciarsi coinvolgere in un percorso umano, etico e politico che ha sconvolto non la storia del passato ma la nostra stessa ragione di esseri umani.
Il Treno della Memoria è una perla della nostra Regione Puglia per l’originalità del percorso formativo scelto. Giovani che diventano educatori e guide di altri giovani.
È una grande scommessa che è stata vinta anche quest’anno e che ci deve interrogare sul coraggio che dobbiamo avere di credere un po’ di più in loro. Questi giorni intensi non serviranno soltanto per una buona interrogazione di storia ma soprattutto per comprendere che è la storia che ci interpella sul cammino dei diritti, delle libertà e delle relazioni sociali che non si fondano sull’effimero, ma si costruiscono sapendo riconoscere, leggere e raccontare le proprie significative esperienze di vita che lasciano un segno ed un senso. È quanto mai urgente passare dalla dimensione individualista a quella inclusiva e comunitaria.
Lo dobbiamo fare per tutti quelli che ieri nei campi di sterminio, oggi in altri lager e forme di schiavitù devono veder riconosciuti diritti e libertà che sono proprietà esclusiva di ogni donna e ogni uomo.
Per tutte queste ragioni, lottando e sperando in un mondo più inclusivo possibile, dobbiamo stare dalla stessa parte.
Ci siamo avvicinati, con il riverente rispetto che merita al tema della Shoah, la più grande tragedia nella storia dell’umanità.
Come pellegrini, tra i viali e i blocchi, in un silenzio assordante, abbiamo incontrato nomi e volti di una Memoria da non dimenticare.
In questi luoghi in cui l’umanità è sprofondata nell’abisso più profondo, resta comunque un’esigua speranza inconfessabile di un viaggio che ci possa riportare tutti, giovani e adulti, dalla stessa parte.
Spetta a noi decidere da che parte vogliamo stare.
E la scuola avrà un ruolo centrale se troverà, come nel Liceo Ribezzo, una dirigente sensibile e coraggiosa e docenti pronti a mettersi sempre in gioco su temi e contenuti urgenti e fondamentali.
Un viaggio lungo sette giorni (48 ore solo di trasporto) tra andata e ritorno, ma che ci ha arricchito tantissimo più averci stancato tra momenti di profonda riflessione e anche di ovvio e legittimo divertimento. Sì, si fa così: non è un gioco ma socializzare è fondamentale per scongiurare il ripetersi del peggio”.