Come ormai noto, si segue la pista della droga per risalire a killer e movente dell’omicidio del 19enne Paolo Stasi dello scorso 9 novembre in via Occhibianchi a Francavilla Fontana. In particolare, della droga – sembrerebbe marijuana e hashish – sarebbe transitata proprio da casa Stasi. Le sostanze sarebbero state cedute tanto a Paolo quanto a sua madre Nunzia, che insieme col figlio avrebbe detenuto, confezionato e assunto delle sostanze stupefacenti.
L’ha ammesso la stessa donna, comprensibilmente disperata per la perdita del figlio. Lo si apprende nell’ordinanza con la quale il Tribunale del Riesame di Brindisi ha rigettato l’istanza di dissequestro reale presentata dall’avvocato Leonardo Andriulo, difensore di un 18enne indagato per il delitto. In casa del 18enne, infatti, furono trovati una pistola a gas e dei soldi – circa 9mila euro – giustificati quali regali di compleanno e risparmi a lavoro presso l’impresa edile di suo zio.
Su questi aspetti sono ancora in corso degli approfondimenti d’indagine, ma intanto il legale è entrato in possesso della documentazione sulla quale si fondano le tesi delle Procure ordinaria di Brindisi e per i minori di Lecce. L’indagato non era ancora maggiorenne al momento dei fatti, ma avrebbe soffiato sulle sue prime 18 candeline solo qualche giorno dopo.
Negli atti si legge come il 18enne sottoposto a indagini avrebbe potuto cedere continuativamente quella droga tanto a Paolo quanto a sua madre. Le presunte cessioni di droga sarebbero andate avanti per oltre un anno e avrebbero “avuto luogo con cadenza pressoché quotidiana, come emerso dal contenuto del verbale di sommarie informazioni rese al pubblico ministero da Annunziata D’Errico (la mamma della vittima, ndr) il 24 novembre 2022”. Dagli atti emerge anche che a casa di Stasi “era stato custodito e confezionato, per la successiva cessione a terzi, lo stupefacente”.
Diverse altre questioni devono essere ancora chiarite, per esempio l’orario dell’omicidio che potrebbe essere avvenuto intorno alle 17.30. La chiamata ai soccorritori del 118 partì dai familiari circa 20 minuti dopo, poco prima delle 18. Paolo, a quanto pare riuscito a rientrare in casa dopo essere stato raggiunto da due colpi di pistola dal piccolo calibro, si accasciò al suolo e forse riuscì a guarda per l’ultima volta in faccia i suoi cari.
In precedenza, aveva parlato al telefono per 20 secondi con qualcuno ma non è sicuro di chi si trattasse. Quell’utenza telefonica è risultata intestata a un cittadino straniero, risultato estraneo alla vicenda. Possibile che lo usasse qualcun altro al posto suo. Sul luogo dell’uccisione, non lontano dal corpo ormai esanime di Paolo, fu trovato e sequestrato dai carabinieri della Compagnia di Francavilla Fontana, che collaborano coi colleghi del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Brindisi, una sorta di borsone: cos’è che conteneva?
La famiglia Stasi è assistita, sin dalle prime battute dall’avvocato Domenico Attanasi, che per il momento si limita a seguire gli sviluppi e ad attendere l’esito dell’inchiesta.
Le incognite, com’è facile intuire, erano e restano molteplici e – al di là delle ipotesi – quell’assassinio resta a tutt’oggi ancora irrisolto.