Martedì 21 giugno 2022 fra Brindisi, Erchie e Livorno, i carabinieri della Compagnia di Brindisi, con il supporto dello Squadrone carabinieri eliportato Cacciatori “Puglia” e del Nucleo Cinofili di Modugno hanno eseguito un’ordinanza per l’applicazione di misure cautelari personali emessa dal gip del Tribunale di Lecce, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 10 indagati, 8 residenti a Brindisi, uno detenuto per altra causa nella casa circondariale di Livorno, uno sottoposto agli arresti domiciliari nel comune di Erchie: cinque nelle carceri di Taranto e Lecce e altrettanti ai domiciliari.
Gli indagati sono ritenuti responsabili di aver fatto parte di un’organizzazione organizzazione criminale di tipo mafioso, riconducibile alla frangia della “Sacra Corona Unita” del mesagnese Francesco Campana, organizzazione dedita dedita alla consumazione di reati contro il patrimonio (in particolare rapine, estorsioni, furti e ricettazione), commessi in concorso negli anni 2014, 2015 e 2018.
L’indagine, convenzionalmente denominata “Nexus, ed inizialmente diretta dalla Procura della Repubblica di Brindisi, è stata condotta dalla Sezione Operativa del N.O.R. della Compagnia di Brindisi, e trae origine da una rapina a mano armata commessa la sera del 22 febbraio 2018 in una tabaccheria di Brindisi, a seguito della quale, dopo un inseguimento, vennero tratte in arresto in flagranza di reato tre persone del posto.
Nel prosieguo delle ricerche dell’arma utilizzata nella rapina e del denaro provento del reato, gli investigatori riscontrarono, lungo una strada interpoderale percorsa dai rapinatori in fuga, la presenza di due persone, anch’esse oggi indagate, note per i loro collegamenti con personaggi di spicco della locale criminalità organizzata.
La circostanza, valutata nei termini di un’anomala coincidenza, aprì il campo all’ipotesi circa il coinvolgimento in quella rapina di altri soggetti e fornì al contempo spunto per l’inizio di un’attività tecnica d’intercettazione.
In particolare, le conversazioni successivamente captate consentirono subito di rilevare elementi di rilevanza in ordine all’esistenza di un’associazione per delinquere di tipo mafioso, dedita alla consumazione di reati contro il patrimonio, specialmente estorsioni, promossa e diretta dal carcere da uno degli indagati.
Lo sviluppo successivo delle attività tecniche e l’esito di numerosi servizi di osservazione e pedinamento svolti sul terreno dai carabinieri di Brindisi, oltre a delineare i ruoli dei partecipi e, in particolare, quello del capo e promotore dell’associazione il quale veicolava gli ordini nel corso dei colloqui settimanali con la compagna, avvalendosi anche dei cosiddetti “pizzini”, permise così di acquisire una solida piattaforma probatoria in ordine alla consumazione di una serie di reati contro il patrimonio (quali rapine, furti, ricettazioni ed estorsioni aggravate dal metodo mafioso), avvenuti ai danni di commercianti della zona.
In particolare, tra gli episodi più significativi, fu riscontrata l’esplosione di colpi d’arma da fuoco a scopo intimidatorio nei confronti di un noto autoconcessionario di Brindisi ed il successivo incendio di alcune vetture parcheggiate all’interno dell’autosalone, con la conseguente richiesta estorsiva ai danni del proprietario.
I riscontri effettuati nel corso delle indagini hanno anche consentito di sequestrare diversi autoveicoli rubati in provincia di Brindisi e poi restituiti agli aventi diritto, di cui l’organizzazione si era impossessata al fine col fine di attuare le azioni delittuose dell’organizzazione criminale o finanziarne le attività illecite.
L’intera attività d’indagine è stata coordinata dai pubblici ministeri Giovanna Cannarile della Direzione distrettuale antimafia di Lecce e Giovanni Marino della Procura della Repubblica di Brindisi.