Riscatta i buoni fruttiferi ma gli danno meno soldi: Poste condannate a restituire quanto trattenuto

Quando, dopo più di trent’anni, ha deciso di riscattare i suoi buoni fruttiferi postali, si è accorto che che in conti non gli tornavano. Ha chiesto spiegazioni all’ufficio postale, ma nulla: le tocca questo e stop.

Il risparmiatore, un artigiano di Oria, ha poi deciso di rivolgersi a un avvocato di fiducia – Giuseppe D’Ippolito del Foro di Taranto – per rivendicare ciò che – a suo – dire gli spettava di diritto.

Insieme, i due hanno rifatto i conteggi e l’ammanco è stato confermato. Dopodiché hanno fatto causa alle Poste Italiane e dopo tutta una serie di udienze l’esito del contenzioso è stato chiaro.

Per la giudice del Tribunale civile di Brindisi Roberta Marra, aveva ragione il ricorrente. Le trattenute fiscali non avrebbero dovuto essere applicate anno per anno, ma solo al momento del rimborso di quei buoni fruttiferi. Di qui la decisione, con ordinanza, del dovuto rimborso di oltre 10mila euro a carico dell’ente creditizio e il pagamento a suo carico delle spese legali, mentre quelle di giudizio sono state compensate.

Il consiglio è sempre lo stesso: quando si tratta di questioni economico – finanziarie, specie se a distanza di molti anni dalla sottoscrizione, meglio farsi i conti in tasca e se i conti non tornano rivolgersi a professionisti capaci di far valere le proprie recriminazioni.

L’avvocato Giuseppe D’Ippolito

Non sempre ha ragione il “grande”, spesso il “piccolo” può far valere le sue di ragioni.

Quei buoni fruttiferi, insomma, non erano il risultato di speculazioni finanziare ma una sorta di salvadanaio a protezione di anni e anni di onorata fatica. Giusto quindi dare a Cesare ciò che a Cesare spettava, specie se quel Cesare era semplicemente un Davide armato solo di fionda contro il gigante Golia.

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