Due giorni consecutivi a fare la notte in clinica, in quella che da 20 giorni era anche la sua clinica. Un lavoro, sì, ma anche una missione di vita per Sara Viva Sorge, 27 anni. Sara è morta questa mattina, di ritorno dal suo secondo turno notturno da infermiera al “San Raffaele” di Ceglie Messapica, dove lavorava da neppure un mese (20 giorni). Suo padre, che stranamente non la vedeva rientrare e non riusciva a mettersi in contatto con lei, si è messo alla sua ricerca. E, infine, l’ha trovata.
Scoperta più tragica quell’uomo non avrebbe potuto fare: Sara, la sua figlioletta, era già esanime nella sua Renault Twingo lungo la strada che collega San Michele Salentino e San Vito dei Normanni, una strada disseminata di curve. Una strada non facile da percorrere neppure quando si è riposati, figurarsi dopo un turno di notte, anzi due.
Il sindacato Cgil Funzione pubblica, dopo quest’episodio, le cui cause sono tutte da ricostruire, ha riacceso i riflettori sulle condizioni nelle quali sono costretti a lavorare, specie in questi anni pandemici, gli operatori sanitari. Non si sa se il sacrificio di Sara servirà a qualcosa, sta di fatto che Sara non tornerà dai suoi pazienti né dai suoi affetti più cari.