La Regione Puglia, grazie ai consiglieri regionali Maurizio Bruno e Paolo Pagliaro – il primo di maggioranza centrosinistra, il secondo di minoranza centrodestra – ha preso atto di come il castello di Oria e l’intera cittadella del borgo fridericiano siano d’importanza turistica e culturale fondamentale o, meglio, d’interesse eccezionale.
Con l’accoglimento quasi unanime (contrari quelli di Fratelli d’Italia, capeggiati dal cegliese Luigi Caroli) è “passata” la mozione bipartisan secondo la quale il monumento simbolo di Oria debba, nei termini di legge, essere aperto e fruibile a prescindere da orientamenti politici locali e volontà, aspettative o capricci privati.
Per i consiglieri salentini Pagliaro (di Lecce) e Bruno (di Francavilla Fontana), infatti, il centro storico di Oria è patrimonio regionale, oltre che nazionale, e come tale dev’essere trattato, valorizzato, quasi esaltato.
Di seguito l’intervento del consigliere regionale Bruno:
E’ davvero difficile, per chi non è nato e vissuto a Oria, capire cosa significhi per la comunità cittadina il Castello Normanno Svevo oggetto di questa discussione.
E guardate, capirlo non è un fatto marginale rispetto a tutto il resto. Ma è il cuore che muove tutta la vicenda.
E se non se ne coglie questo aspetto quasi intimo, non se ne può comprendere l’urgenza.
Il Castello di Federico II non è, come il Colosseo per Roma o il Duomo per Milano: cioè qualcosa che un romano o un milanese sentono proprio, sentono parte della propria identità, ma per ammirare i quali devono raggiungere un punto preciso della città.
Il Castello di Oria è onnipresente per un oritano.
Sormonta tutta la città dall’alto come la cima di una montagna che svetta nel cuore di una città. Lo vedi da quasi ogni angolo, da quasi ogni strada, imperioso, maestoso, possente, sicuro.
E nell’animo di ogni oritano quella specie di nave di pietra che galleggia nell’aria è quasi un famigliare, un nonno silenzioso, che ti osserva, che sembra quasi proteggerti, darti un punto di riferimento inamovibile e un senso di appartenenza a una comunità che altri non possono comprendere.
Per generazioni quell’anziano nonno di tutti è stato visitabile da tutti.
Era privato, apparteneva a una famiglia. Ma tutti potevano immergersi in qualsiasi momento tra le sue mura, respirarne la storia, sognare e fantasticare di dame e cavalieri, re e regine, soprattutto nella più tenera età.
Adesso, da ormai 15 interminabili, insopportabili anni, tutto questo non è più possibile.
A intere generazioni di giovani oritani è stata strappata la possibilità di perdere la concezione del tempo nel cuore di quel pezzo di storia.
E altre generazioni, i nostri anziani, se ne vanno senza aver più avuto la possibilità di fare altrettanto.
Dal 2007 il Castello Svevo di Oria, proprietà privata della società Borgo Ducale srl, è chiuso al pubblico.
I lavori di restauro che furono apportati all’epoca lo hanno devastato in più punti, rubandogli in parte quel carattere di storia immortale che nessuno potrà più restituirgli. Le conseguenti vicende giudiziarie, con tanto di sequestro, hanno poi arrecato un danno se possibile ancora più grave.
Oggi possiamo in parte porre rimedio a tutto questo.
Restituire agli oirtani, ai pugliesi, all’Italia e non solo, la fruizione di quest’opera per troppo tempo negata.
E allo stesso tempo risarcire la comunità locale, con qualcosa di più.
Ovvero con la dichiarazione di interesse eccezionale non solo del Castello, ma di tutta la Cittadella di Oria, così come previsto dall’art. 104 del decreto legislativo n. 42 del 2004.
Come già fatto presente, il comma 4 della norma in oggetto, prevede che possono essere considerati di interesse eccezionale le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, culturale, particolarmente importante, o che rivestono un interesse a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell’arte, della scienza, della tecnica, dell’industria, e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o religiose”.
Un testo normativo che sembra semplicemente descrivere la situazione di cui stiamo discutendo, e il castello oggetto di tutta la vicenda. Il quale risponde, perfettamente, ai criteri appena elencati.
Il Ministero della Cultura quindi può, volendo, procedere già da subito alla dichiarazione di interesse eccezionale della cittadella di Oria. Permettendo così, grazie a tale dichiarazione, di poter riaprire le porte del Monumento Normanno-Svevo alla fruizione del pubblico.
Si chiede pertanto alla Giunta della Regione Puglia di avviare, come richiesto dal decreto legislativo numero 42, la richiesta alla Soprintendenza affinché sia avviato il procedimento.
E l’intera cittadella di Oria, che comprende la cattedrale, il vescovado, il monastero e la chiesa di San Barbato e ovviamente il Castello Normanno Svevo, sia dichiarata bene di interesse eccezionale.
E la sua fruizione sia restituita al pubblico. Ma, soprattutto, al cuore, agli occhi, al tatto, al respiro di ogni singolo oritano.