Disse di essere stato dapprima sequestrato, poi pestato da quattro persone intenzionate a estorcergli mille euro. Due dei presunti aggressori furono identificati e finirono a processo. Oggi, a distanza di 11 anni dai fatti, si è scoperto che non solo i due imputati – il 34enne A.C. e il 35enne M.C., entrambi di Erchie – sono sempre stati innocenti, ma anche che la parte offesa (il 34enne C.C.. di Francavilla Fontana) aveva a suo tempo denunciò il falso. I primi due ercolani, difesi dall’avvocato Michele Iaia del Foro di Bari, sono stati assolti “perché il fatto non sussiste” con sentenza pronunciata lo scorso 19 novembre dal Tribunale penale di Taranto (motivazione entro 90 giorni). ll terzo, il francavillese costituitosi parte civile, è stato condannato al pagamento delle spese processuali, oltre che delle spese forfetarie e degli accessori di legge.
Nel corso del lungo procedimento, infatti, è emerso come sequestro di persona, pestaggio e tentativo di estorsione non fossero, in realtà, mai esistiti.
Il francavillese riferì che nella serata di quel 3 ottobre 2010 fu fermato e fatto scendere dalla sua auto da un quartetto, di cui avrebbero fatto parte anche gli ercolani, e costretto a salire a bordo di un’Audi A6. Poi, a suo dire, nelle campagne di Avetrana (Taranto, al confine con Erchie) sarebbe andato in scena il pestaggio, al culmine del quale i quattro avrebbero chiesto al francavillese mille euro sotto la minaccia di non restituirgli più le chiavi della sua auto qualora non avesse loro consegnato loro il denaro.
Diversa, anzi opposta, la versione fornita a processo sia dagli imputati e dall’avvocato Iaia: in sostanza, il francavillese si impadronì di un borsello, contenente circa mille euro, da lui trovato per terra presso una stazione di servizio a Erchie. Quel borsello era stato smarrito da uno dei due ercolani, che dopo aver analizzato i filmati delle telecamere di sorveglianza dell’esercizio, riuscì a risalire all’identità del francavillese, cui chiese la restituzione di borsello e soldi.
Inizialmente, il francavillese negò di averlo preso; poi disse di aver prestato la macchina a un suo amico che aveva preso il borsello e successivamente l’aveva abbandonato nei pressi di un cassonetto della spazzatura. L’oggetto fu effettivamente trovato nel posto indicato, ma senza i soldi all’interno.
Di qui l’avvertimento di potenziale denuncia a carico del francavillese, se non avesse restituito anche il denaro.
Niente di che, nessuna restituzione. E, anzi, almeno stando a quanto sostenuto dalla difesa degli ercolani, la controffensiva del francavillese che, pur senza aver mai mostrato i segni dell’aggressione, si recò in caserma e raccontò una versione dei fatti risultata totalmente fantasiosa. Quei due avevano ragione ed erano innocenti; il terzo rese dichiarazioni mendaci. Il pubblico ministero aveva chiesto per i primi la condanna a quattro anni e sei mesi di reclusione.