Il presidente della Sezione Archeoclub di Oria, Ermanno Vitto, ha scritto alla sindaca Maria Lucia Carone, all’assessora ai Beni culturali Lucia Iaia, ai consiglieri comunali, alla soprintendente competente Barbara Davidde e al direttore del Dipartimento beni culturali dell’Università del Salento Raffaele Casciaro per far loro presente lo stato in cui versa il sito archeologico di Monte Papalucio e, in particolare, per evidenziare gli “evidenti segni di sgretolamento ed usura della roccia del monte”.
“Esso è stato oggetto nel corso del tempo – premette Vitto – di importanti attività di ricerca e di scavo archeologico da parte dell’Università del Salento e di numerose pubblicazioni scientifiche curate da autorevoli studiosi”.
Poi ancora: “La sua importanza, la bellezza e l’unicità del luogo hanno attirato e continuano ad attirare numerosi visitatori e e tantissimi studiosi. Per comprendere l’importanza del santuario occorre ricordare che il museo civico della Città di Oria espone tutti i ritrovamenti archeologici rinvenuti durante tutte le attività di scavo”.
Si arriva al dunque: “Purtroppo stiamo assistendo ad un ingiustificato stato di totale abbandono”.
L’associazione di tutela del patrimonio archeologico locale ha allegato alla missiva anche diverse foto, seppure esse – è scritto – non rendano bene l’idea della situazione reale. Il rischio incendi è evidente, si sostiene, e difatti lo scorso anno il crinale est della collina è stato interessato dalle fiamme.
Il degrado geologico e idraulico è stato documentato anche in una relazione redatta dal geologo Giuseppe Luparelli, anch’essa allegata allo scritto.
“Sono sempre più evidenti le fratture, lo sbriciolamento della roccia e i primi crolli che stanno interessando, ormai, anche i muri a secco, segnale questo da non sottovalutare.
“Il totale abbandono del sito e dell’intera collina è già di per se un serio pericolo per quei pochi visitatori che ancora, senza nessuna guidam, si arrampicano sui suoi crinali e che, in alcuni punti, degradano improvvisamente in alti strapiombi privi delle più elementari norme di sicurezza. Per non parlare dei macigni megalitici posti a ridosso della grotta – santuario, prodotti dalla frattura della roccia collinare in epoca non definibile, i quali, per così come sono collocati, andrebbero sicuramente e cautelativamente attenzionati dal momento che ai piedi della collina ovest si trova un esteso quartiere oritano ad alta densità abitativa.
Infine, la richiesta di aiuto alla sindaca e alla sua Amministrazione, affinché Monte Papalucio possa recuperare la dignità che merita.