C’è chi li vende e chi li compra, secondo la più elementare legge del mercato: quella dellincontro tra domanda e offerta.
Solo che in questo caso si tratta di un mercato parallelo, illegale e molto pericoloso per la salute. L’incredibile mercato dei green pass fasulli, falsificati. E, difatti, è stata denominata “Fake Pass” l’operazione condotta dalla polizia postale, coordinata dalle Procure di Roma, Milano e Bari. Le indagini sono ancora in corso, ma per ora gli investigatori hanno concentrato le attenzioni su quattro persone, due dei quali minorenni e in particolare un 16enne milanese e un 17enne di Foggia: frode informatica e falso i reati ipotizzati. Il canale prediletto sul quale sono state scoperte queste vendite illecite è quello di Telegram – 32 i canali sequestrati – uno strumento di messaggistica in tutto simile al più diffuso Whatsapp ma ritenuto più sicuro. I prezzi oscillavano tra i 150 e i 500 euro a documento prodotto. Come corrispettivo, pagamenti in bitcoin o in buoni acquisto online (come, per esempio, su Amazon).
Ora si va a ritroso nel tentativo di risalire a chi quei green pass tarocchi li abbia effettivamente acquistati. Si tratta, ovviamente, di persone non in possesso della certificazione verde né di altra documentazione (guarigione, tampone negativo nelle 48 ore o esenzione) che consentirebbero loro di fruire dei vantaggi garantiti a coloro i quali sono in regola e non hanno problemi a esibire i documenti regolarmente rilasciati.
Queste le parole di Nunzia Ciardi, direttrice del Servizio polizia postale e delle comunicazioni: “La certezza è quella di avere sprecato dei soldi per un green pass fasullo che, nel migliore dei casi, verrà smascherato al primo controllo. Il rischio è che al danno economico si sommi la beffa: con i propri dati personali che finiscono sul dark web, sfruttati per tutta una serie di reati anche molto gravi”.
Uno dei messaggi captati:
Ciao, ti spiego brevemente come funziona: attraverso i dati che ci fornisci (nome e cognome, residenza, codice fiscale e data di nascita) una dottoressa nostra collaboratrice compila un certificato vaccinale e (quindi sì, risulti realmente vaccinato per lo Stato) e da lì il Green Pass.